Non erano gli unici

domenica 10 Ottobre 2021

«Io son poi da solo, e loro sono tutti», è una celebre frase dell’uomo del sottosuolo, di Dostoevskij. È ragionevole pensare che molti lettori di Memorie del sottosuolo si siano riconosciuti in quel sentimento descritto da Dostoevskij, in quell’impressione che loro, l’altro, il mondo intero, siano contro di noi.
Contro di noi, e non contro di me, perché questa frase di Dostoevskij, nel raccontare così bene una solitudine disperante, rivela un’affinità, con l’autore del romanzo, e con il suo protagonista. Il lettore di Dostoevskij, quando incontra questa frase si accorge di due cose: che è proprio vero, lui è poi da solo, e loro sono tutti, e che non è l’unico, a essere da solo.
Ai partecipanti a Autori in prestito, anche quest’anno chiediamo di raccontare i libri, le opere d’arte, le musiche, i film che li hanno stupefatti e gli autori che hanno detto loro questa cosa: che non erano gli unici, a essere da soli.

Dal 19 ottobre all’11 dicembre, Vanni Santoni, Vasco Brondi, Giovanni Francesio, Roberto Abbiati, Pietrangelo Buttafuoco, Mirco Mariani, Andrea Vianello, Tito Faraci, Davide Toffolo, Gaetano Savatteri, Alessia Gazzola, Andrea Pomella, Ritanna Armeni, Marco Rossari, Paolo Malaguti, Guia Soncini, Carmen Pellegrino, Maria Grazia Calandrone, Alessio Forgione, Cecilia Sala e Giosuè Calaciura nelle biblioteche della provincia di Reggio Emilia: http://www.autorinprestito.it/ (illustrazione di Guido Scarabottolo)

Un tostapane per un ingegnere

giovedì 23 Febbraio 2017

Noah Hawley, Prima di cadere, traduzione di Marco Rossari, Torino, Einaudi

Dove un ingegnere vede forma e funzione, un artista vede un senso. Un tostapane, per un ingegnere, consiste in una varietà di componenti meccaniche ed elettriche che funzionano all’unisono per scaldare il pane, tostandolo. Per un artista, un tostapane è tutto il resto. È un aggeggio rassicurante, una delle tante scatole meccaniche in una casa che dànno un’idea di famiglia. Antropomorfizzato, è un uomo con le mascelle spalancate che non si stanca mai di mangiare. Apre la bocca e tu ci infili dentro il pane. Povero Signor Tostapane. È un uomo che, poco importa quanto mangia, non si sentirà mai sazio.

[Noah Hawley, Prima di cadere, traduzione di Marco Rossari, Torino, Einaudi 2017, p. 225]

Non posso

martedì 21 Febbraio 2017

Noah Hawley, Prima di cadere, traduzione di Marco Rossari, Torino, Einaudi

Jack era il ragazzo mingherlino con i brufoli che si abbuffava di dolci, il cucciolo che un giorno era andato fuori di testa e aveva cercato di uccidere il fratello con un’ascia. Poi arrivò l’epifania, la decisione stile roveto ardente. Gli arrivò in un lampo. Avrebbe scatenato tutto il potenziale del suo corpo. Si sarebbe ricostruito da capo a piedi e in quel modo avrebbe cambiato il mondo.
E così Jack il cicciottello, il golosone, inventò gli esercizi. Divenne l’eroe che poteva fare un migliaio di salti sul posto e un migliaio di trazioni alla sbarra in un’ora e mezza. Il muscolo che si era addestrato a fare mille e tre flessioni in venti minuti mentre si arrampicava su per una corda di dieci metri con sessanta chili legati alla cintura.
Ovunque andasse, la gente lo fermava per strada. E lui era un po’ scienziato, un po’ mago, un po’ dio.
«Non posso morire – diceva alla gente. – Rovinerebbe la mia immagine».

[Noah Hawley, Prima di cadere, traduzione di Marco Rossari, Torino, Einaudi 2017, p. 23]