Hanno conquistato il mondo?

martedì 12 Giugno 2018

In una delle sue tournée nel Nordeuropa, Nicola ha scoperto un gruppo di pittori, musicisti, poeti, scrittori e registi teatrali lettoni, della Lettonia, che l’hanno molto colpito, si chiamano Pet’kì, e, i primi tempi, negli anni ottanta, quando si sono conosciuti, bevevano tutti come dei secchiai, come dicono a Parma, non so come si dice a Bologna, come degli imbuti, come se non ci fosse un domani, ininterrottamente, tutti i giorni e tutte le sere, e la loro poetica era l’ubriachezza eroica, cioè loro bevevano, andavano in giro ubriachi e, nei loro quadri, nelle loro poesie, nei loro spettacoli teatrali raccontavano quello che facevano da ubriachi, c’è un loro quadro, di un pittore che si chiama Scinkarini, il quadro si intitola Odin tancuet, Balla da solo, che c’è un uomo un po’ cicciotto, che, nella sua stanza, balla da solo sotto una lampadina, che vien giù da un filo, dal soffitto, senza lampadario, inutilità dei lampadari, un quadro bellissimo, ma la cosa interessante, di questi Pet’ki, è il fatto che loro, che erano un gruppo d’avanguardia, e tutte le avanguardie storiche, anche in italia, il gruppo 63, che diceva che leggere Bassani è come leggere Liala, anche in Russia, i futuristi russi, che esortavano a Gettare Puskin Dostoevskij Tolstoj dal vapore Modernità, tutti i gruppi d’avanguardia, si proponevano di prendere il posto dei gruppi dominanti precendente, be’, i Pet’ki, il loro motto, di questi avanguardisti lettoni, era: «I Pet’ki conquisteranno il mondo perché non voglio battere nessuno».
Adesso voi ci chiederete Hanno conquistato il mondo?
E noi vi risponderemo No.
Non l’hanno conquistato perché hanno litigato tra di loro, allora, adesso, te Argno fai come vuoi, ma sappi che, se ti fermi, conquisteremo il mondo, se non ti fermi, conquisteremo il mondo lo stesso, perché noi tre non litigheremo mai, perché litigare è troppa fatica, chi ce lo fa fare, di litigare, tutta quella tensione, no, ascolta, Argno, te sei direttore di Ravenna Teatro, tutti quei documenti, tutta quella burocrazia, vuoi tornare nel tuo ufficio con le tue penne stilografiche, le tue segretarie, le tue carte carbone, le tue carte assorbenti, altrimenti puoi restare qui con noi a non raccogliere i quadrifogli, decidi tu, io ti dico e l’invito che faccio a te, di restare con noi, è rivolto anche a tutti i nostri ospiti, a questo pubblico di ballerini, anche voi, poi fate come volete, se volete potete tornare tutti ai vostri lavori, ai vostri uffici, ai vostri segretari, ai vostri lavori, oppure potete stare qui, a Volta di Reno, con noi, a non raccogliere dei quadrifogli, decidete voi.

[Un pezzetto del Ballo letterario che abbiamo letto l’altro giorno a Volta di Reno con Fabrice Melquiot, Magdalena Barile, Marco Martinelli, Nicola Borghesi]

Avevamo dormito così

domenica 27 Maggio 2018

E avevamo dormito così, sul prato, per terra, senza pigiama, senza lavarci i denti, era stranissimo, e anche al mattino ci eravamo svegliati, senza lavarci i denti, senza farci la barba, senza pettinarci, senza cambiarci, senza lavarci la faccia, senza connessione, senza rispondere al telefono, che Marco ci aveva chiamato tante volte, che voleva forse sapere come andava il lavoro, e noi, non avevamo risposto, ma se avessimo risposto avremmo detto «Il lavoro va benissimo, non abbiam fatto niente».
E questa cosa qua, pensate un attimo, dovete fare un lavoro e non avete fatto niente, questa cosa, logicamente, vi fa stare male, è logico, no?
Invece noi, oh, stavamo benissimo.
E la cosa che ci è venuta da fare, vedete lì? C’è un prato di trifogli, e Nicola, a un certo momento, come ispirato, si è messo a recitare una poesia di Gozzano, quel pezzetto che dice:

Socchiudo gli occhi e sto, seduto nel trifoglio,
e vedo un quadrifoglio che non raccoglierò
E noi sapete cosa abbiamo fatto?
Abbiamo fatto così, ci siam seduti nel trifoglio, e tutti i quadrifogli che abbiamo visto, non ne abbiamo raccolto neanche uno, e a un certo punto, la padrona di casa, Carolina, ci ha detto:
«Ma cosa fate, ma non dovete scrivere?»
«Sai che preferiamo non raccogliere i quadrifogli?», le abbiamo risposto noi, e lei scuoteva la testa, ma si vedeva che, un po’, questa cosa, non le tornava, ma non la lasciava indifferente, infatti ci ha chiesto:
«Ma cosa state a fare lì, ma non concludete niente, è una cosa inutile»

E Fabrice le ha detto «E be’? E anche se è inutile? Hai qualcosa contro le cose inutili?»
E le ha recitato quella parte del Cyrano de Bergerac, di Rostand, quella parte che dice
Cosa dite? È inutile? Lo so. Ma non ci batte nella speranza del successo. So bene che alla fine io sarò sconfitto; non importa. Io mi batto, io mi batto, io mi batto.
E lei, adesso non voglio esagerare, ma sembrava colpita, da questo esempio del Cyrano de Bergerac, di Rostand.

[Parte del ballo letterario che abbiamo scritto e detto ieri, a Voltareno, a Villa Talon, con Magdalena Barile Nicola Borghesi Marco Martinelli (e Alessandro Angnani) e Fabrice Melquiot (è stato bellissimo, secondo me)]