Le pulizie
Le mani che scrivono le poesie
sono le stesse mani che fanno le pulizie.
[Poesia di Ramayana, nove anni, ne parlo alle 19 su Instagram]
Le mani che scrivono le poesie
sono le stesse mani che fanno le pulizie.
[Poesia di Ramayana, nove anni, ne parlo alle 19 su Instagram]
Un paio di anni fa sono andato al centro Malaguzzi, a Reggio Emilia, a raccogliere le cose dette dai bambini delle scuole d’infanzia e annotate dalle maestre, delle frasi del tipo: «La musica aiuta le gambe per danzare», oppure: «Sono nato dalla pancia della mamma, mi sono girato, mi sono liberato e sono nato», o ancora: «Il giornalaio e l’edicola son la stessa cosa, giornalaio è il suo nome, edicola il suo cognome». O, in una serie di osservazioni sulla città: «nella città ci sono due inizi, e in mezzo, proprio in mezzo, c’è la fine»; «le città sono sempre state costruite perché se no senza città tutte le persone rimanevano in piedi e stavan sempre in giro». O, in una serie sulle banche: «Te vai in banca e gli dici: Buongiorno, sono venuto a ritirare un po’ di soldini, e loro te li danno. Quando li hai finiti ci torni, loro ce ne hanno sempre, non possono restare senza, se no non si chiamerebbero Banca». O, sulle biblioteche: «La Biblioteca è gentile perché presta i libri a tutti». O, sulle ombre: «Tutto ha un’ombra meno le formiche». O, sugli affreschi: «Gli affreschi si chiamano affreschi perché stanno in cielo, e il cielo è fresco». Adesso, l’altro giorno, mi hanno mandato un libretto (a cura di Chandra Livia Candiani e Andrea Cirolla) che deriva dal lavoro che la poetessa Chandra Livia Candiani ha fatto nelle quarte e nelle quinte elementari di alcune scuole della periferia di Milano, un lavoro di otto anni nei quali la Candiani ha avuto a che fare con 1.400 bambini circa che hanno scritto cose come questa (sul tema Quello che conta): «Quello che conta / è la formica / è tutto che conta / è sacro» (Leo, otto anni). Oppure questa: «Quello che conta è avere una casa / una casa calda / una casa calda d’inverno. / Quello che conta è avere due occhi / due orecchie, una bocca / e due piedi» (Davide, otto anni). Oppure, sul tema I grandi: «I grandi / Sono noiosi / Sono arabiati confronto ai bambini / Non si divertono / solo parlano / Ma i grandi / sono come bambini / soltanto che fanno i duri» (Jaime, nove anni, peruviano). O ancora, sul tema Il slienzio: «Un giorno di pioggia / suona il campanello / vado ad aprire / non c’è nessuno / poi mi accorgo / era la grandine / spinta dal vento. / Chiudo la porta / chiudo gli occhi / e silenzio» (Giulia, otto anni). Continua a leggere »
I grandi
sono noiosi
Sono arabiati confronto ai bambini
Non si divertono
solo parlano
Ma i grandi
sono come i bambini
soltanto che fanno i duri.
[Jaime, nove anni, peruviano, in Ma dove sono le parole?, a cura di Chandra Livia Candiani con Andrea Cirolla, Milano, Effigie 2015, p. 120]
Quello che conta è avere una casa
una casa calda
una casa calda d’inverno.
Quello che conta è avere due occhi
due orecchie, una bocca
e due piedi.
[Davide, otto anni, Quello che conta, in Ma dove sono le parole?, a cura di Chandra Livia Candiani con Andrea Cirolla, Milano, Effigie 2015, p. 129]
Quello che conta
è la formica
è tutto che conta.
È sacro.
[Leo, otto anni, Quello che conta, in Ma dove sono le parole?, a cura di Chandra Livia Candiani con Andrea Cirolla, Milano, Effigie 2015, p. 128]