Esiste un’estate così invernale?
In un paese della Liguria, Borgio Verezzi, pare sia scoppiata una sorta di sommossa dei commercianti e degli albergatori; essi, infatti, si dichiarano indignati e sconvolti all’idea che, in quel borgo ligure, un certo albergo venga trasformato in clinica per bambini spastici. L’idea degli «operatori turistici» è semplice: se vengono gli spastici, e li portano alla spiaggia, e li fanno vedere in giro, i turisti si immalinconiscono e se ne vanno; e noi moriamo di fame. Non vogliamo spastici per i piedi. Bene; era ora che qualcuno mettesse il dito sulla piaga; dal punto di vista turistico, gli spastici sono un pessimo investimento; dirò meglio, una perdita secca. Non si capisce per qual motivo le autorità locali continuino ad accentrare grappoli di spastici nei luoghi turisticamente più ghiotti, come la Madonnina, Capri, e il cratere del Vesuvio. L’idea forse è che gli spastici facciano ridere, con quelle loro mossette mal coordinate. Be’, si sa come è; anche una buona barzelletta raccontata molte volte alla fine viene a noia. Forse si potrebbe diversificare la produzione di spastici, ma per ora siamo ai semplici progetti. Il giornalista (cito dalla «Stampa», 31 maggio) ha intervistato alcune persone, tra cui un signore proprietario d’albergo, che assicura (cito testualmente) «io non ho malanimo contro gli spastici». Questo è bello e generoso, e dimostra che non si tratta di bizze moralistiche, ma di opinioni fondate su una lucida analisi della realtà. Infatti, l’odio per gli spastici è non solo diffuso, ma talmente normale, da far apparire una dichiarazione di «non malanimo» nei loro confronti, come il primo passo verso una sommessa richiesta di canonizzazione. Certo, ci sono molti e fondati motivi per detestare gli spastici: non stanno mai fermi, sono piccoli, vogliono andare al mare in Liguria. Sarebbe comodo, basta nascere spastici, ed ecco che ti mandano al mare, e naturalmente dove? in Liguria, la spiaggia più accogliente, il paesaggio più custodito, il mare più disinquinato, infine l’ambiente dove ci si riposa e si sta allegri. Calci in faccia, altro che villeggiature. Bene, noi siamo anche disposti a perdonare gli spastici; guardi, non li picchiamo nemmeno. Solo, non li vogliamo a casa nostra. Siamo liberi di sceglierci noi i nostri ospiti? Come dice il sindaco, «non vogliamo bambini deformi». L’idea, per adesso, è di mandarli «altrove», la caldeggia anche il parroco. Il parroco è un buono, ma a mio parere non solo non ha malanimo, ma è indulgente verso gli spastici. «Altrove»? Ma esiste un altrove abbastanza sordido, e tetro, un «altrove» così ignaro di turisti , di allegria estiva, di riposo, da poter tollerare dei bambini deformi? Esiste una estate così invernale da accettarli senza contagiarsi?
[Giorgio Manganelli, Lunario dell’orfano sannita, Milano, Adelphi 1991, 2009, pp. 156-157]