martedì 3 Settembre 2024
Stasera, al Cubo di Parma, con Luca Sommi abbiamo parlato di Russia e alla fine mi sono messo a firmare i libri e tra gli ultimi, è arrivato un ragazzo che aveva il Repertorio dei matti della città di Parma e mi ha detto Io sono arrivato da dieci minuti, non ho sentito niente, ma ti avevo già sentito altre volte, e siccome tu dici sempre le stesse cose non ho perso niente, vero? È vero, gli ho detto io, e gli ho firmato il Repertorio e intanto che glielo firmavo gli ho detto Io in questo libro non ho scritto niente, e lui mi ha detto Benissimo.
mercoledì 23 Giugno 2010
L’incontro doveva essere nel cortile d’onore, solo che c’era il rischio che piovesse, allora l’hanno spostato al primo piano. Mentre salgo al primo piano c’è uno con la cravatta rossa e i jeans che mi chiede permesso e mi passa davanti. Molto magro, dei jeans sotto una giacca blu, e una cravatta rossa. Ho appena incontrato il mio allenatore di calcio di quando avevo nove anni, mi ha riconosciuto lui. Eran trent’anni che non lo vedevo. Nel venire in qua ho incontrato anche il direttore delle biblioteche, che pensavo mi avesse salutato allora l’ho salutato anch’io, invece non aveva salutato me, aveva salutato una signora con un completo verde giacca e pantaloni con dei fiori bianchi stampati e un trolley rosa. Nel cortile ho incontrato anche una fotografa, la vedo sempre quando vengo a Parma, le ho chiesto com’è il festival, mi ha detto che c’è meno gente degli anni scorsi, le sembra. Sto per entrare, c’è uno con una cravatta rossa e dei jeans che viene in senso opposto e dice «Scusate scusate». Mi faccio da parte lo lascio passare. Mi siedo in fondo, ultima fila, ultimo posto a sinistra e mi metto guardare la gente che entra, un signore con delle braghe gialle e un maglione rosso, un uomo con degli stivaletti a punta e delle braghe di cotone color crema con una stranissima cerniera su una gamba, all’altezza del ginocchio, e una giacca nera di lino e un maglione blu di cotone, e dietro di lui una signora con un completo verde giacca e pantaloni con dei fiori bianchi stampati e un trolley rosa che mette contro il muro. Parte una musica, un pianoforte, qualcosa di classico, non saprei dire cosa. Una bella ragazza, alta, mora, una poetessa, verrebbe da dire, entra in sala e si va a sedere di fianco a quello con la cerniera sul ginocchio. Non si parlano ma si capisce che sono insieme. Sono le 17 e 58. Il soffitto è di legno, capriate in legno, la sala sarà alta cinque metri. «Di chi è questo trolley?», si sente dire, mi volto, è uno con una cravatta rossa, una giacca blu e dei jeans che si guarda in giro con un tono di severità come se fosse il padrone. Arriva di corsa una signora con un completo verde giacca e pantaloni con dei fiori bianchi stampati. Parlottano, poi spostano il trolley rosa proprio di fianco a me, e quello con la cravatta rossa dice «Ha visto? Qui non dà fastidio a nessuno». «Ma pensa, – dice la signora coi fiori bianchi stampati, – lei ha proprio un gran senso pratico, bravo». «Cos’è il genio, – dice quello con la cravatta rossa, – se non improvvisazione e un pizzico di sregolatezza?». «Eggià», dice la signora, ma lo dice intanto che è già ripartita verso le prime file e con un tono come per dire «Ma smettila ». Entrano i relatori. Applauso. Continua a leggere »