26 marzo – Bologna
Martedì 26 marzo,
a Bologna,
alla libreria Ambasciatori,
in via degli Orefici, 19,
alle 18,
Lisa Ginzburg,
Pura invenzione
Martedì 26 marzo,
a Bologna,
alla libreria Ambasciatori,
in via degli Orefici, 19,
alle 18,
Lisa Ginzburg,
Pura invenzione
Da bambina, con mio cugino e il nostro comune migliore amico di allora, giocavamo “agli intellettuali”. Andavamo a chiduerci in una stanza al piano di sopra della grande casa delle vacanze, e lì, seduti su letti trasformati in poltrone immaginarie, accavallando le gambe e aspirando ampie boccate di inesistenti sigarette, cominciavamo a recitare. Imitavamo i toni, i gesti, gli sguardi degli adulti con i quali trascorrevamo il nostro tempo (molto tempo: d’estate eravamo tutti insieme, grandi e bambini, a condurre una vita di “tribù” descritta in certe pagine di mia nonna Natalia). «E allova, l’ideologia politica…», «Nella dialettica mavxista…», «Pevò non cvedeve, nella concezione della militanza opevaia, il tuo avgomento non avvebbe pvesa nella misuva in cui…». Il divertimento era immediato, e irresistibile: veri attori, declamavamo convinti quelle frasi nelle quali stralci di discorsi ascoltati si mescolavano a parole lette (senza minimamente capirne il senso) su libri e fogli di giornale. E ridevamo a crepapelle, felici, travolti dalla nostra ilarità contagiosa. Quel gioco, dissacrante e liberatorio, o preferivo a qualsiasi caccia al tesoro o nascondino.
[Lisa Ginzburg, Pura invenzione, Venezia, Marsilio 2018, pp. 17-18]
A guidarmi, una citazione incontrata grazie a mia madre (nei suoi taccuini erano tanti, i brani più vari ricopiati con cura meticolosa e nella bellissima calligrafia). Martin Buber, che a sua volta cita le parole di Rabbi Sussja in punto di morte: «Nel mondo a venire, non mi si chiederà: “Perché non sei stato come Abramo, perché non sei diventato Mosè?” Mi si chiederà soltanto: “Sussja, perché non sei stato Sussja?”».
Essere me stessa. Inventando: non in altro modo avrei potuto farlo.
[Lisa Ginzburg, Pura invenzione, Venezia, Marsilio 2018, p. 15]
Ascanio Celestini, Matteo Bordone, Roberto Bui (Wu Ming 1), Maria Antonietta, Lisa Ginzburg, Alessandro Robecchi, Davide Enia, Fulvio Abbate, Daniele Giglioli, Roberto Camurri, Claudio Giunta, Monika Bulaj, Maurizio Bettini, Antonio Manzini, Riccardo Falcinelli, Dario Voltolini, Francesca Genti, Annalena Benini, Massimo Mantellini, Gaia Manzini, Francesca Manfredi, Andrea Mingardi, Martina Testa, Paola Gallo, Giorgio Biferali, Ginevra Lamberti, Marco Franzoso, Roberto Citran, Massimo Recalcati e Daniela Collu nelle biblioteche della provincia di Reggio Emilia dal 6 ottobre al 20 dicembre, a raccontare i libri (o le musiche, o i quadri) della loro vita per la rassegna Il monastero del proprio spirito, organizzata da Arci Reggio Emilia e Regione Emilia Romagna, immagine di Guido Scarabottolo, programma completo qui: clic
Il titolo viene da una cosa che Sergej Dovlatov ha scritto di Iosif Brodskij: «In confronto con Brodskij, – ha scritto Dovlatov – gli altri giovani anticonformisti sembrava che facessero un altro mestiere. Brodskij aveva creato un modello di comportamento inaudito. Non viveva in uno stato proletario, viveva nel monastero del proprio spirito. Non si opponeva al regime. Non lo considerava. E non era nemmeno sicuro della sua esistenza. Non conosceva i membri del Politburo. Quando sulla facciata del suo palazzo avevan montato un ritratto di sei metri di Mžavanadze (segretario del partito comunista georgiano), Brodskij aveva detto: – Chi è? Sembra William Blake».