venerdì 18 Novembre 2022
Nel 1863 Ivan Aksakov, il capo degli slavofili, scriveva a Dostoevskij «Condizione prima per liberare in noi stessi l’imprigionato sentimento della nazionalità è odiare Pietroburgo con tutto il nostro cuore e con tutti i nostri pensieri. Soffiare via, sputare via, rinnegare “Satana”». “Satana”, per Aksakov, è Pietroburgo.
[Dmitrij Merežkovskij, Lev Tolstoj e Dostoevskij, seconda parte, nell’immagine Ivan Aksakov dipinto da Repin]
domenica 6 Novembre 2022
E quando Fëdor Pavlovič Karamazov, a un tratto, animandosi tutto e sibilando con la voce, dice ai suoi figli: «Eh voi, ragazzi, figlioletti, porcellini miei, a me… in tutta la mia vita, non ci sono mai state donne brutti, perfino nelle vecchie zitelle delle volte si può trovare qualcosa da restarne stupiti…» noi non vediamo solo l’anima del vecchio ma anche il suo grasso, saltellante pomo d’Adamo, le sue vecchie labbra umide, sottili, che spruzzano saliva, i suoi minuscoli occhi penetranti privi di vergogna e tutta la sua figura rapace di «vecchio romano della decadenza».
[Dmitrij Merežkovskij, Lev Tolstoj e Dostoevskij, seconda parte]
lunedì 31 Ottobre 2022
La lingua di Tolstoj, di solito semplice e sobria, non soffre per i troppi aggettivi; non li risparmia solo quando si tratta di rendere le particolarità di una sensazione: «tutt’a un tratto lui (Ivan Il’ič) sentì il 1) noto, 2) vecchio, 3) sordo, 4) rodente dolore, 5) ostinato, 6) silenzioso e 7) grave. Sette aggettivi per un solo sostantivo, e non c’è accumulo, e non uno di essi è superfluo.
[Dmitrij Merežkovskij, Lev Tolstoj e Dostoevskij, 1901]