giovedì 22 Settembre 2022
Tra una settimana, il 29 settembre, per Torino Spiritualità sono al Circolo dei lettori, nella sala grande, a fare un discorso che si intitola Due volte che sono morto; in quel discorso lì racconta delle due volte che si era sparsa la voce che io ero morto, nel 1999 e nel 2013, ma non è di questo che voglio parlare.
Voglio parlare del fatto che stamattina ho pensato che quel posto lì, la sala grande del circolo dei lettori, è stato il posto dove ho fatto la lettura più bella tra tutte le letture che ho fatto nella mia vita.
Io ne faccio tante, da più di vent’anni, due a settimana, più o meno, un centinaio all’anno, più di duemila, e lì, nella sala grande del circolo dei lettori di Torino, nel 2013, quasi dieci anni fa, dentro una rassegna sulla letteratura russa che si chiamava Gli inabbracciabili, accompagnato al pianoforte da Carlo Boccadoro, ho fatto la lettura integrale della Morte di Ivan Il’ič, di Lev Tolstoj, poco più di due ore, e, alla fine, io mi ricordo che ero stupefatto.
La letteratura, quella sera lì, ha fatto quello che deve fare: stupefare.
Io, a scuola, alle superiori, sono stato bocciato due anni, sempre in quarta superiore.
Avevo smesso di andare a scuola perché avevo scoperto le droghe leggere e pensavo di avere trovato la mia vocazione. Io, da grande, pensavo allora, avrei fatto il drogato. È durata due anni, poi mi sono accorto di non avere talento, per quella dipendenza lì, e mi sono buttato su un’altra cosa, sulla letteratura, che ho trovato molto più stupefacente.
Ci torno così volentieri, a Torino, al Circolo dei lettori, nella sala grande, il 29 settembre.
domenica 5 Maggio 2013
Sto traducendo La morte di Ivan Il’ič, di Tosltoj, e ogni tanto mi viene in mente il titolo che aveva, in origine, il primo libro di Ugo Cornia, che è uscito poi col titolo Sulla felicità a oltranza ma che all’inizio si chiamava Tra un po’ saremo tutti morti, che io, mi ricordo, quando l’ho visto scritto, a casa di Ugo, in testa al dattiloscritto che Ugo aveva stampato per mandarlo a una casa editrice, ho pensato che io non ci avevo mai pensato ma che era vero, tra un po’, tra poche decine di anni, massimo dieci (decine), tutti noi (anche noi che siamo online in questo momento, mi viene in mente adesso), saremo tutti morti, e, non so come dire, non sono sicuro che sia una cattiva notizia, è una notizia, anzi, più che una notizia è un pensiero, e come pensiero mi sembra che, se non altro, ha il pregio di essere vero, ed è un pensiero che mi torna in mente, in questi ultimi giorni, per via che sto traducendo La morte di Ivan Il’ič, di Tosltoj, che quel che racconta, mi sembra, è il fatto che quel pensiero, che tra un po’ saremo tutti morti, è forse l’unico pensiero vero che possiam formulare, l’unica verità che possiam dire riguardo al futuro.
lunedì 29 Aprile 2013
Qui (clic) si trova la registrazione della lettura musicata della Morte di Ivan Il’ič di Tolstoj che abbiamo fatto, con Carlo Boccadoro, a Torino, al circolo dei lettori, alla fine di gennaio, dentro una rassegna che si chiamava Gli inabbracciabili.
sabato 27 Aprile 2013
C’è un racconto di Tolstoj del 1888 che si intitola Camminate nella luce finché avete luce; è ambientato a Roma nel primo secolo dopo Cristo, quando i cristiani erano fuorilegge, e c’è un personaggio, dentro il racconto, che dice che i cristiani uccidono i bambini per mangiarli, anche loro.
martedì 31 Luglio 2012
Dio ha detto agli uomini di fare una cosa: di amarsi l’un l’altro. Questa cosa bisogna imparare a farla.
E per imparare questa cosa, bisogna: primo, non permettersi di pensare male di nessuno, chiunque sia; secondo, non dire male di nessuno; e terzo, non fare a un altro quel che non vuoi che lui faccia a te.
Chi imparerà tutto questo amerà tutti gli uomini, chiunque essi siano, e conoscerà la più grande gioia che c’è al mondo: la gioia dell’amore.
E io imparerò tutto questo, con tutte le mie forze.
[Lev Tolstòj, Preghiera per la nipotina Sònička (scritta nel 1909, Tolstoj aveva 81 anni), in Perché la gente si droga? e altri saggi su società, politica, religione, a cura di Igor Sibaldi, Milano, Mondadori 2008, p. 490, ]
sabato 6 Novembre 2010
Ci son degli scrittori, e dei libri, così come anche dei registi, e dei film, che fanno paura, che hanno una faccia, per così dire, e una reputazione, che contribusicono a tener lontani la maggior parte dei lettori, o degli spettatori. Esemplare, in questo senso, mi sembra il caso della Corazzata Potëmkin, il film di Ejsenštejn che, in Italia, molti credono duri tipo sei ore e sia noiosissimo, e invece dura un’ora e sei minuti e dentro c’è un uso del montaggio che non ti lascia proprio il tempo, di annoiarti, se solo fai lo sforzo di prenderti su e di andarlo a vedere.
Un’opera letteraria che, in Italia, ha un destino simile a quello della Corazzata Potëmkin, mi sembra sia l’opera di Tolstoj; per decidersi a leggere Guerra e pace, per dire, uno deve avere proprio un motivo, una spinta uguale e contraria, viene da dire, alla mole del libro, che nel caso di Guerra e pace, come si sa, è una mole considerevole. Continua a leggere »
mercoledì 17 Marzo 2010
La prima, che se uno ha un quaderno, e non ci scrive sopra, cosa ce l’ha a fare? La seconda, che nella traduzione che sto facendo, mi era sembrato, stamattina, che ci fosse uno studente che aveva Mangiato vivo un suo professore. Invece aveva solo Attentato alla vita di un suo professore. Peccato.
domenica 27 Dicembre 2009
Ieri mi si sono fatte chiare due cose: una non importante, l’altra importante. Non importante: avevo paura di dire e di pensare che il novantanove per cento di tutti noi sono pazzi. Il fatto è che non solo non c’è da aver paura a dirlo, ma non si può non dire e non pensare questo. Se gli uomini vivono in modo privo di senso (la vita in città, l’istruzione, il lusso, l’ozio), di certo diranno anche cose prive di senso. Così cammini in mezzo ai matti, e devi cercare di non irritarli e di curarli, se puoi.
[Lev Nikoalevič Tolstoj, I diari, Scelta, traduzione e note di Silvio Bernardini, Milano, Longanesi 1980, p. 275]