mercoledì 18 Giugno 2014
C’è un manuale famoso, abbastanza famoso, credo che l’abbiano per lo meno sentito nominare tutti quelli che, negli ultimi trentasei anni, hanno fatto una tesi di laurea, si intitola Come si fa una tesi di laurea e l’ha scritto Umberto Eco, e anch’io, quando ho fatto la tesi di laurea, vent’anni fa, l’avevo letto e mi ricordo che cominciava dicendo che il primo e più semplice modo per fare una tesi di laurea era copiarla. Ecco, anche il primo e più semplice modo di fare un romanzo, è copiarlo, solo che la tesi di laurea, Umberto Eco, ammesso che l’abbia scritto lui, quel libro lì, nel suo manuale consigliava agli studenti che avessero deciso di copiarla, la tesi di laurea, di fare in modo che non se ne accorgesse nessuno, invece un romanzo lo si può copiare apertamente, mi viene da dire, senza preoccuparsi del fatto che se ne accorga qualcuno.
Alla fine del Candido di Sciascia c’è una Nota dell’autore che comincia così:
Dice Montesquieu che «un’opera originale ne fa quasi sempre nascere cinque o seicento altre, queste servendosi della prima all’incirca come i geometri si servono delle loro formule». Non so se il Candide sia servito da formula a cinque o seicento altri libri. Credo di no, purtroppo: ché ci saremmo annoiati di meno, su tanta letteratura. Comunque, che questo mio racconto sia il primo o il seicentesimo, di quella formula ho tentato di servirmi.
[Da Scuola elementare di scrittura emiliana per non frequentanti, che esce in agosto per Corraini]

martedì 24 Settembre 2013

Pippo Civati, qui (clic) parla, citando Paolo Di Paolo, dell’insopportabile dittatura del pessimismo, e a me, a leggerlo, mi è venuto in mente Leonardo Sciascia, quando scriveva «Voglio quel che non c’è mai stato e che evidentemente non c’è; e che così continuando si fa meta sempre più lontana. Il che mi fa ancora e sempre apparire come un pessimista: e pare non sia permesso esserlo nemmeno di fronte al pessimo. Allegria, allegria».
venerdì 8 Marzo 2013

– Tutti i nodi vengono al pettine.
– Quando c’è il pettine.
[Leonardo Sciascia, Nero su nero, in Opere. 1971-1983, Milano, Bombiani 2001, p. 629]
venerdì 6 Maggio 2011

«Ah no! questo no! Non perché somiglio! Io stessa – proprio io – ho detto anzi a tutti che non è una prova – nessuna prova – la mia somiglianza, – questa somiglianza per cui tutti avete creduto di conoscermi. Gridai proprio: “Ma com’è possibile – ci pensate? – una, a cui sia passata sopra la guerra – dopo dieci anni – rimanere così – la stessa?” – Sarebbe, se mai – al contrario – una prova che non sono io!»
[Leonardo Sciascia, Il teatro della memoria, Torino, Einaudi 1981, p. 3]
lunedì 26 Luglio 2010

Si è così profondi, ormai, che non si vede più niente. A forza di andare in profondità, si è sprofondati. Soltanto l’intelligenza, l’intelligenza che è anche “leggerezza”, che sa essere “leggera”, può sperare di risalire alla superficialità, alla banalità.
[Leonardo Sciascia, Nero su nero, in Opere 1971.1983, cit., p. 717]
mercoledì 21 Luglio 2010

– Tutti i nodi vengono al pettine.
– Quando c’è il pettine.
[Leonardo Sciascia, Nero su nero, in Opere. 1971-1983, Milano, Bombiani 2001, p. 629]
mercoledì 14 Luglio 2010

C’è gente che magari sa scrivere, e scrive, e stampa sui giornali quello che scrive, ma non sa assolutamente leggere.
[Leonardo Sciascia, A futura memoria (se la memoria ha un futuro), cit., p. 133]
martedì 13 Luglio 2010

poiché è degli uomini diciamo speculativi, la capacità di estrarre da una condizione infelice una certa felicità, una sottile allegria.
[Leonardo Sciascia, A futura memoria (se la memoria ha un futuro), cit., p. 85]
mercoledì 30 Giugno 2010

Voglio quel che non c’è mai stato e che evidentemente non c’è; e che continuando si fa meta sempre più lontana. Il che mi fa ancora e sempre apparire come un pessimista: e pare non sia permesso esserlo neppure di fronte al pessimo. Allegria, allegria.
[Leonardo Sciascia, A futura memoria (se la memoria ha un futuro), Milano, Bompiani 2000, p. 153]

lunedì 17 Novembre 2008
Mi è arrivato un libro (inedito, per il momento) di Gianfranco Mammi, che si intitola Casellanti.
A me sembra che Casellanti prenda come modello le Opere complete di Learco Pignagnoli (un po’ come il Candido di Sciascia con il Candido di Voltaire) e che declini, se così si può dire, la lezione pignagnolesca, o pignagnolica, in un modo molto personale.
Il libro è diviso in tre parti: Italia settentrionale, Italia centrale, Italia meridionale.
Metto qua sotto delle cose che prendo dalla prima parte:
Casellante numero 1
La notte che è entrato in vigore l’euro, Stopazzoni dormiva.
Casellante numero 2
Un casellante di Bagnacavallo era sicuro di essere stato concepito da un marziano.
Casellante numero 5
Tutti amavano Ghidoni perché riusciva a dare il resto mentre leggeva la Gazzetta dello Sport.
Casellante numero 6
Chiodi andava in giro con un cane che aveva molta più voglia di lavorare di lui.
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