Opera n. 97
Quando è uscito Sei città, qualche settimana fa, l’ho mandato a dei disegnatori che mi piacciono che volevo capire cos’avevo fatto, insieme a Timofej Kostin. Era la prima Graphic novel che facevo, insieme a Timofej Kostin, e non ero neanche sicuro che fosse una Graphic nove, allora l’ho mandato a Leo Ortolani, a Gipi, a Fior, a Sio e gli ho detto che se mi dicevano come gli sembrava ero molto curioso.
È passato un mese, mi ha risposto solo Leo Ortolani che mi ha detto che, secondo lui, non è una Graphic novel che però non ha avuto ancora tempo di leggerla tutta e poi è andato in vacanza e l’ha lasciato a casa se riesce lo legge in settembre quando torna dalle vacanze. Ecco. Mi è tornata in mente l’opera n.97 delle Opere complete di Learco Pignagnoli, che fa così:
Opera n. 97
Una volta ho scritto un libro, pubblicato, che ho spedito a diversi critici per farlo recensire e nessuno ci ha poi scritto neanche una mezza riga su nessun giornale. Dopo l’ho spedito a gente che conoscevo e vigliacca una volta se m’han detto qualcosa al riguardo, spariti tutti dalla circolazione. Anche una signora di La Spezia, che dirige il cosiddetto Parco Montale, si era raccomandata che le mandassi il mio libro perché lo voleva assolutamente leggere, vigliacco se m’ha scritto una mezza cartolina per dirmi che l’aveva ricevuto. Sparita anche lei dalla circolazione. Così, qualche tempo dopo, c’eran delle persone che mi venivano a cercare a tutte le ore del giorno che io non potevo compatire, gli ho detto: venite qua, che ci ho un libro da darvi.
29 settembre – Torino
Giovedì 29 settembre,
a Torino,
al circolo di lettori,
in via Bogino 9,
alle 18 e 30,
Animali straordinari e infraordinari,
con Ermanno Cavazzoni e Leo Ortolani
(dentro Torino spiritualità)
Insomma
Il 18, il 19 e il 20 dicembre c’è stata, a Reggio Emilia, la seconda edizione del festival sonoro della letteratura Questa è l’acqua, che mi hanno chiesto di curare, e io ho pensato che sarebbe stato bello iniziare con una conferenza di Andrea Moro, che è un linguista italiano bravissimo, uno dei principali collaboratori di Noam Chomsky, che ha inaugurato il festival con una conferenza sul linguaggio e mi piaceva molto questo fatto di iniziare un festival di letteratura con una conferenza sul linguaggio, che è una cosa che, nella mia testa, sarebbe stato come iniziare un festival di architettura con una conferenza sul calcestruzzo.
Andrea Moro ha detto che quando ha ricevuto il nostro invito è rimasto colpito per via del fatto che i suoi studi recenti dimostrerebbero che le onde elettriche che colpiscono il cervello quando si attiva il linguaggio, agiscono in modo molto simile alle onde sonore che colpiscono i timpani quando si parla, e che questa cosa, nel cervello, succede anche quando uno legge a bassa voce, e che se lui dovesse, oggi, rispondere con una battuta alla domanda «Di cosa è fatto il linguaggio?», lui risponderebbe: «Di suoni».
Quando dopo mi han chiesto come mai il festival sonoro della letteratura si chiamava Questa è l’acqua, io ho detto che si chiamava così per via del fatto che, secondo me, quel che si fa, in un festival di letteratura, è costruire dei silenzi; la qualità dei festival di letteratura, per come li capisco io, ho detto, dipende dalla qualità dei loro silenzi, cioè dalla potenza e dalla durata dei momenti che gli spettatori si trasformano da spettatori individuali in un gruppo di persone che respirano insieme, una specie di bestia che trattiene il fiato, e il silenzio che segue il discorso tenuto da Foster Wallace il 21 maggio del 2005 per il conferimento della lauree al Kenyon college di Gambier, in Ohio è molto eloquente, e quel discorso si intitola Questa è l’acqua, ho risposto.
E la contraddizione che deriva dal fatto che la qualità di un festival sonoro la si capisce dal silenzio, mi sembra sia stata risolta da uno dei testi che è stato letto nel corso di questa edizione del festival Questa è l’acqua, L’Etimologiario di Maria Sebregondi, che è un libro fatto da 101 definizioni da dizionario etimologico, la decima delle quali è: contraddizione, e fa così: «contraddizione s. f. – una delle operazioni fondamentali dell’aritmetica, opposta all’addizione. In base al principio di contraddizione i termini (contraddendi) invece di unirsi si scontrano dando luogo a paradossi, aporie, antinomie,. Il risultato, opposto alla somma, è l’insomma, con valore dubitativo».
Hanno partecipato anche Ermanno Cavazzoni, che ha letto l’Intervista con Dio onnipotente di Giorgio Manganelli, Leo Ortolani, che ha letto il suo Gande Magazzi, Antonio Pennacchi, che ha letto L’autobus di Stalin, Sara Loreni e Lorenzo Buso, che hanno musicato l’Etimologiario, Fabio Genovesi, che ha letto e raccontato Morte dei marmi e, accompagnato da Luisanna Messeri, Paolo Poli, che ha detto le cose paradossali e bellissime che dice lui come, a proposito dei greci, questa (tratta da Alfabeto Poli, a cura di Luca Scarlini): « Gli antichi in un vaso per l’insalata ci disegnavano donne che facevano i pompini. Ma che persone civili! Ma che cosa meravigliosa!».
[uscito ieri su Libero]
19 dicembre – Reggio Emilia
Sabato 19 dicembre,
a Reggio Emilia,
a FONDERIA 39
in via della Costituzione 39
dentro Questa è l’acqua,
festival sonoro della letteratura
alle 17,
Intervista a Dio onnipotente, di Giorgio Manganelli
legge e ne parla Ermanno Cavazzoni,
alle 18.30
Rat-Man Live!
legge Leo Ortolani
alle 21.15
L’autobus di Stalin ferma a Reggio Emilia
Antonio Pennacchi L’autobus di Stalin
16 maggio – Torino
Sabato 16 maggio,
a Torino,
al salone del libro,
alle 18 e 30,
all’Arena del Bookstock village,
con Leo Ortolani facciamo una
cosa che si chiarirà col tempo,
credo.
Infatti fa così
Rat-Man è un supereroe che, diversamente dagli altri supereroi, non ha superpoteri. Non può volare, non può vedere attraverso i muri, non può sollevare pesi, non può allungare le braccia e le gambe, non più prendere fuoco, non può rendersi invisibile, non può fare niente e infatti fa così, non fa niente. Ha un compagno di avventure che si chiama l’intoccabile Piccettino, e è un orsacchiotto con un bottone al posto di un occhio che deve il suo soprannome a un terribile segreto, una caduta nella tazza del vater, con Rat-Man che, da fuori, gli dice «Oh, no, amico, resisti, ti getto una fune!». Ratman e Piccettino sono creature di Leo Ortolani, un fumettista pisano, parmigiano d’adozione, che viene celebrato a Parma in questi giorni con una mostra che inaugura oggi, 11 gennaio, in occasione dell’uscita del centesimo numero della rivista Rat-Man, uno dei più grandi successi dell’editoria del fumetto italiano di questi ultimi anni. Nella nota biografica che si legge nella quarta di copertina di Leo Ortolani Cuore di Rat-Man, monografia pubblicata da Andrea Plazzi per Coniglio editore nel 2004, si legge che «Ortolani, già nel corso delle scuole elementari, avvia una produzione incredibilmente precoce e prolifica, a cui attingerà costantemente nel corso degli anni». «Cioè io fin da piccolo, – ci ha confermato Ortolani, – rompevo i maroni. Cioè perché fare umorismo, spesso, vuol dire esser terribile. E c’era mia nonna che diceva “Ma basta. Ma perché?”. E non sapeva che io stavo affinando, insomma, la pratica dell’umorismo». Continua a leggere »
Copiatemi pure le idee, tanto io ne ho delle altre (diceva uno storico reggiano)
Ho sempre desiderato aprire un blog. Finalmente l’ho aperto, ma dentro era vuoto (Leo Ortolani, clic)