Così ci hanno ammazzato Ferdinando

giovedì 3 Luglio 2014

Jaroslav Hašek, Le vicende del bravo soldato Švejk

 

 

 

 

 

 

 

 

 

«E così ci hanno ammazzato Ferdinando!» disse la governante al signor Švejk che – avendo ormai anni addietro lasciato l’esercito, dopo che una commissione medica militare l’aveva definitivamente dichiarato un idiota – sbarcava attualmente il lunario smerciando cani, degli orrendi mostriciattoli bastardi per i quali pensava lui stesso a stilare fittizi pedigree.
Oltre a praticare tale professione, egli era anche affetto da reumatismi, e in quel preciso istante stava giusto applicandosi alle ginocchia l’Opodeldoc.
«E quale Ferdinando, Signora Müllerová» chiese Švejk senza neanche smettere di massaggiarsi le ginocchia. «Io di Ferdinandi ne conosco due. Il primo, lui fa il garzone dal droghiere Pruša, e una volta gli aveva anche bevuto per sbaglio un’intera bottiglia di lozione per capelli, e poi ne conosco ancora un altro, tale Ferdinando Kokoška, che è quello che raccoglie la cacca dei cani. In nessuno dei due casi si tratterebbe poi di una gran perdita».
«Ma, signor mio, io intendevo l’arciduca Ferdinando, quello di Konopištĕ, quello grasso, quello così religioso».

[Jaroslav Hašek, Le vicende del bravo soldato Švejk, a cura di Giuseppe Dierna, Torino, Einaudi 2010, pp. 7-8]

Edizione economica

martedì 7 Maggio 2013

Švejk, Hašek, economico

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

[ho visto ieri sera che è uscita l’edizione economica di Švejk, rimetto qui un pezzetto che avevo scritto alla fine del 2010, quando il libro era uscito nei Milleni]

La prima volta che ho letto Le vicende del bravo soldato Švejk ero in transiberiana, da Mosca andavo a Vladivostok, sette giorni di treno, avevo preso con me i due volumetti dell’edizione dell’universale economica Feltrinelli che era l’unica in commercio allora (era il 2002), 846 pagine tradotte in parte da Renato Poggioli in parte da Bruno Meriggi e, non è che sul treno ci fosse tanto da fare, avrei voluto che il romanzo durasse di più, anche il doppio, a un certo punto avevo pensato di rileggerlo, poi avevo fatto conoscenza con qualcuno dei miei compagni di viaggio e avevo cominciato a perdere una serie considerevole di partite a scacchi, e a rifiutare una serie considerevole di offerte d’affari (nel campo della moda e della ristorazione, prevalentemente) e a vuotare una serie considerevole di bicchierini di vodka, anche se non bevo, ma in Russia in generale, e in trasiberiana in particolare, per non bere ci vuole una motivazione più seria del fatto di essere astemi, mi sembra, perlomeno a me succede così. Continua a leggere »