I cantanti
Così termino, compagni… L’ascendente di Puškin su di noi è immenso. È stato un poeta geniale e grande. E viene da rammaricarsi per il fatto che egli non viva oggi insieme a noi. Lo porteremmo in palma di mano e gli assicureremmo una vita meravigliosa; naturalmente, se sapessimo che ne verrebbe fuori proprio un Puškin. A volte capita che i contemporanei ripongano tante speranze nei propri poeti e riservino loro un ottimo trattamento, gli forniscano l’automobile e l’appartamento, e dopo viene fuori che le cose non stavano precisamente così. Come si dice, restano allora con un pugno di mosche… In generale, è una professione misteriosa, dio solo lo sa. I cantanti in un certo senso ti danno più soddisfazione. Cantano, e capisci subito che voce hanno.
[Michail Zoščenko, Le giornate puškiniane, in Le api e gli uomini, traduzione di Mirella Garritano, Roma, Editori riuniti 1963, p. 145]