Dopo poi dopo ogni tanto
Ci son dei giorni che non ne posso più, di quelli che hanno ragione.
Ci son dei giorni che non ne posso più, di quelli che hanno ragione.
Su un treno per Milano, il capotreno mi riconosce e mi dice «La leggo dalle Cose non sono le cose». Io gli dico «Bravissimo» e mi viene in mente Dovlatov che, quando andava in un posto e lo riconoscevano, si stupiva, quando andava in un posto e non lo riconoscevano, si stupiva. Era sempre stupito.
È da quando ho scritto la tesi (1994) che mi succede che perdo parte di quello che ho scritto perché non ho salvato. Quando poi lo riscrivo, come stamattina, mi piace moltissimo.
Per firmare un contratto con una casa editrice (per un’introduzione) ho scaricato un modulo che mi hanno mandato, l’ho compilato, firmato, scansionato e rimandato a loro insieme alla copia di un mio documento di identità. (recto e verso). Adesso mi dicono che sono abilitato alla firma, devo solo andare sul loro portale, accedere alla sezione riepilogo contratti, trovare l’icona di una penna, dare l’ok a ricevere un sms con un codice di verifica che mi arriverà sul numero che avevo indicato e poi inserire il codice di verifica. I vantaggi del digitale.
Quando mia figlia era piccola, che non parlava, io ogni tanto, al mattino, la prendevo su, la caricavo nel passeggino e le dicevo «Andiamo a vedere com’è il mondo, oggi». Oggi mia figlia ha diciassette anni, non ci viene più, con me, a vedere com’è il mondo, ma ci son delle mattine che me lo dico da solo, quando esco di casa: «Andiamo a vedere com’è il mondo, oggi», mi dico.
Ci son delle mattine che, quando scendi a correre hai una testa, dentro la testa, che ti sembra che potresti correre cinque ore di fila.
Per scrivere un romanzo può forse essere utile abitare in una casa dove ci sia un tavolo intorno al quale si possa camminare. Lunghe camminate intorno al tavolo.
Quando una persona non mi piace mi vien da pensare «È proprio un delinquente». Lo diceva sempre mia nonna.
Ho sentito un podcast dove si parla di un festino di quattro giorni a base di alcol e droghe e ho pensato Ma non vi annoiate?
Con Togliatti siamo andati, alle 23, a prendere la Battaglia a una festa di compleanno. L’abbiamo caricata in macchina e io, poi, dovevo tornare a casa mia in bici a lavorare, e nel viaggio dalla festa a casa di Togliatti a un certo punto ho detto «Ragazze noi ci vediamo domani, allora», e la Battaglia mi ha detto «Ma aspetta che arriviamo a casa, no?», e io le ho detto «Be’ intanto vi saluto adesso così mi metto avanti».