Dal silenzio
E durante una di quelle tante scene di sesso, mentre io me ne stavo quasi sdraiato sul divano in una sorta di delirio ormonale, mi sono accorto che in salone c’era anche mio padre. E io, come diceva qualcuno, l’avevo riconosciuto dal silenzio. come quando uno sente addosso delle piccole folate di vento e non capisce il perché, da dove provengano, e poi si ricorda di aver lasciato la finestra aperta. E mio padre se ne stava lì, come una piccola folata di vento, che moriva dalla voglia di parlare con me. Ma in questo film scopano e basta?, mi aveva chiesto lui. Quasi, gli avevo risposto io. Gli avevo anche confessato che mi piaceva quell’attrice castana, quella più giovane, che almeno lei aveva il coraggio di esserlo, un coniglio triste, perché non si vergognava di sentirsi confusa dalla sua adolescenza. Secondo me, aveva detto mio padre, la stai facendo un po’ troppo filosofica. Domattina vieni a fare colazione con tuoi padre?, mi aveva chiesto poi. Sì, avevo risposto.
[Giorgio Biferali, L’amore a vent’anni, Latina, Tunué 2018, p .72]