Mi chiese se poteva

martedì 31 Dicembre 2013

Jerome K. Jerome

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

L’editore americano, che avevamo scherzosamente soprannominato Barabba, ci disse che Mark Twain gli aveva detto che lui – Mark Twain – stava scrivendo un libro di memorie, in cui parlava con la massima franchezza di tutte le persone che aveva conosciuto. Per evitare ogni fastidio, Twain aveva istruito i suoi esecutori testamentari di non pubblicare il libro prima di venti anni dalla sua morte. Qualche tempo dopo, conosciuto Mark Twain, gli chiesi se la cosa fosse vera.
«Verissima», rispose, «parlerò di tutti quelli che ho conosciuto, esattamente come li ho trovati, non attenuando nulla». E aggiunse se poteva, magari, prima di andarsene da Londra, chiedermi dei soldi in prestito, sperando, se lo avesse fatto, che non mi sarei dimostrato con lui un meschino taccagno.

[Jerome K. Jerome, La mia vita e i miei tempi. Seduto a veder lavorare, traduzione di Valentina Verona, Piano B, Prato 2012, p. 9]