20 maggio – Radio Rock

venerdì 20 Maggio 2011

Venerdì 20 maggio
dalle 8 alle 10
su Radio Rock,
con Emilio Pappagallo,
si parla della
Meravigliosa utilità del filo a piombo
e di politica,
se ci riusciamo.

19 maggio – Roma

giovedì 19 Maggio 2011

Giovedì 19 maggio,
a Roma,
alla liberia Giufà,
in via degli Aurunci, 38
(San Lorenzo)
alle ore 19 e 30,
si legge da
La meravigliosa utilità del filo a piombo
e se ne parla
con Giovannapaola Soriga.

Un’intervista

mercoledì 18 Maggio 2011

[A Massimiliano De Ritis per Magic Bus]

Il libro si apre con il racconto della tua esperienza con il Museo d’Arte Moderna di Bologna, nel quale hai tenuto degli incontri in cui hai cercato di “spiegare” il senso dell’arte a chi non vede.
Puoi raccontarcela in breve?

Ho tenuto un incontro solo, al Mambo, che poi è consistito in un discorso, che è praticamente il pezzo intitolato Un mondo di esperti, che è il secondo dei sei pezzi che compongono il libro; cioè, per spiegarci: ho provato, su richiesta del Mambo, a raccontare il museo ai ciechi. C’erano una trentina di ciechi e poi c’erano anche un centinaio di altre persone che ci vedevano, ma il discorso era pensato per i ciechi. Questo racconto del museo ai ciechi dura un’ora, ed è stata una cosa molto bella, dal mio punto di vista, e abbastanza difficile, come fare una specie di goffo, sgraziato, sgrammaticato doppio salto mortale, e per fare un doppio salto mortale, per quanto goffo, e sgraziato, e sgrammaticato ci vuol la rincorsa, e dello spazio, e qui, in queste poche righe, da fermo, praticamente, non sono capace.

Parlando della tua passione per il jazz, descrivi nel libro la differenza che passa tra chi suona questa musica, (“e vestiti così, da persone normali, salivano sul palco e suonavano”), e chi suona rock in generale, in cui è costretto ad indossare un abito, un’uniforme da divo, che lo renda riconoscibile al suo pubblico. Per la stesura di questo libro anche tu hai provato a smettere l’abito del Paolo Nori/ scrittore, o come dici di chi “per mestiere scrive libri”?

Faccio fatica a vedermi, ma non mi sembra di aver smesso degli abiti, per scrivere questo libro. Non saprei dire, tra l’altro, quale sia l’abito del Paolo Nori scrittore, come dici tu; io credo di essere in una posizione pittosto marginale, fuori dal cono di luce dei riflettori, e questo fatto, che da un lato può essere considerato negativo, ha molti lati positivi, tra i quali, mi sembra, la possibilità di vestirsi come si vuole. Continua a leggere »

15 maggio – Torino

domenica 15 Maggio 2011

Domenica 15 maggio,
a Torino,
al salone del libro,
alle ore 20,
nella sala blu,
Noi e i governi
da La meravigliosa utilità del filo a piombo
con il Coro delle mondine di Novi
diretto da Giulia Contri

2 aprile – Novi di Modena

sabato 2 Aprile 2011

Sabato, 2 aprile,
a Novi di Modena,
in centro,
in piazza Primo maggio,
in una sala che probabilmente si chiama
Sala Ferrarini,
o Sala Ferraguti,
o Sala Ferretti,
non si sbaglia,
alle ore 21,
Noi e i governi,
discorso musicato
tratto da
La meravigliosa utilità del filo a piombo
con il coro delle mondine di
Novi di Modena
diretto da Giulia Contri

Noi e i governi

lunedì 28 Marzo 2011

Di Noi e i governi, che è uno dei discorsi della Meravigliosa utilità del filo a piombo, è uscito anche l’ebook, che costa due euro e mezzo e si trova qui

Domani

mercoledì 23 Marzo 2011

Mi chiamo Paolo Nori, ho quarantacinque anni, e sono di Parma. Vivo a Bologna, però, e ne dimostro di più.
Sono alto uno e settantacinque circa e peserò, quando sono in forma, poco meno di ottanta chili. Non che sia grasso, ho una struttura fisica, diciamo così, spalle larghe, oppure si può anche dire ossa pesanti, da piccolo mi dicevano sempre che avevo le ossa pesanti, ma allora ero grasso. Che il mondo, mi sembra, è così, va via un po’ di traverso. Se ti dicon che hai le ossa pesanti, non è hai le ossa pesanti, è che sei grasso.

[La meravigliosa utilità del filo a piombo, esce domani]

Una parentesi

domenica 20 Marzo 2011

Apro una parentesi, brevissima: questa canzone, secondo me, ogni tanto salta fuori il dibattito sull’inno nazionale, questa canzone, che noi Italia un po’ la snobbiamo, sentirla fuori dall’Italia uno si accorge che questa è la vera canzone che dovrebbe diventare l’inno nazionale. A me piacerebbe moltissimo, un giorno, magari non tanto lontano, vedere i giocatori della nazionale che, una mano sul cuore, al centro del campo cantano: Buongiorno Italia gli spaghetti al dente, e un partigiano come presidente, con l’autoradio sempre nella mano destra e un canarino sopra la finestra, e ho paura che non succederà mai, chiusa la parentesi.

[La meravigliosa utilità del filo a piombo, p. 96, esce il 24 marzo]

Avevo anche uno stereo

martedì 15 Marzo 2011

Il mio meccanico, mi ricordo, che aveva messo a punto la macchina prima del viaggio, quando me l’aveva consegnata mi aveva dato anche un cacciavite a stella e mi aveva detto Se la macchina a un certo punto si ferma, tu parcheggi da un lato della strada, scendi, prendi questo cacciavite, sviti le targhe, sia quella davanti che quella di dietro, e la macchina la lasci lì. L’importante è che porti indietro le targhe.
Il giorno prima di partire, mia nonna mi aveva preso da parte, mi ha dato cinquantamila lire e mi aveva detto Tieni, per comprare qualche birretta lungo la strada.
A Mantova, mi ero già perso. C’eran degli svincoli, delle deviazioni, di quei cartelli gialli che dicono Deviazione, e io avevo seguito quelli e non sapevo più dove andare. Dopo poi mi ero orientato. Avevo dormito la prima volta poco prima di Vienna.

Dormivo in macchina, e avevo una sveglia, con me, ma la tenevo girata, e quando mi svegliavo, se era notte, non sapevo mai quanto sarebbe durata la notte, poteva durare un’ora come otto ore.
Adesso non lo so com’è, ma a Bratislava, nel 95, cambiava lo spazio, le facce degli uomini, la strada, i bambini spettinati andavano a scuola e indicavan la macchina e facevan la lingua.
Avevo anche uno stereo, sulla macchina, e avevo preso su tre cassette, e non avevo fatto altro che ascoltarle una dopo l’altra, durante tutto il viaggio di andata e poi anche, due mesi dopo, durante tutto il viaggio di ritorno.
Una era una cassetta che mi aveva dato mio babbo, che erano le canzoni del liscio che ascoltava lui quando era piccolo, ma non il liscio quello là, romangnolo, con la fisarmonica e i violini, no, era il liscio emiliano, dei pezzi fatti tutti coi fiati, e tra gli altri pezzi c’era un pezzo che a me, ancora oggi, sentirlo, mi sembra di essere sui monti dell’Ucraina, anche se è un pezzo che l’ha scritto un signore nato a Barco, in provincia di Reggio Emilia e si intitola Battagliero.

[La meravigilosa utilità del filo a piombo, esce il 24 marzo]

Il lavoro

sabato 5 Marzo 2011

Mi viene in mente un po’ di tempo fa, in Abruzzo credo, c’era un consigliere regionale che ha promosso una campagna regionale che aveva questo slogan: Il lavoro rende liberi. Il depliant che pubblicizzava questa campagna aveva una nota del consigliere che diceva Non è una frase mia, non mi ricordo dove l’ho sentita, l’ho sentita da qualche parte e mi è piaciuta moltissimo e credo che sia proprio d’attualità.
Dopo quando gli han fatto notare che era la frase che era scritta sui cancelli di Auschwitz, lui ha detto Ah, ecco, dove l’avevo sentita. E comunque si è rifiutato di chiedere scusa perché secondo lui, quella frase lì, al di là del fatto di Auschwitz, secondo lui era proprio una bella frase.

[Da La meravigliosa utilità del filo a piombo, esce il 24 marzo]