Paratesti

martedì 30 Novembre 2010

Quarta di copertina:
Dopo c’è stata la gara a chitarra. A me, nella gara a chitarra, la cosa che mi piace moltissimo, sono gli applausi. La gente applaude solo se gli piace. Se non gli piace, non applaude. E il cantante, quando non applaudono, deglutisce. Deglutisce, deglutisce, deglutisce. E quando applaudono invece lo vedi che torna a sedere leggero come un uomo innamorato.

Bandella di sinistra:
Paolo Nori, che è nato a Parma nel 1963, e abita a Casalecchio di Reno, scrive dei libri.

Bandella di destra:
Questo libro raccoglie i diari del Cabudanne de sos poetas di Seneghe. Non c’è altro.

[Questo libro, che è uscito l’altroieri, 28 novembre 2010, per il momento si può comprare solo all’edicola di Seneghe e al bar del Centro di Seneghe. Tra qualche settimana si potrà comprare anche in qualche libreria di Roma, di Bologna, di Cagliari, di Oristano, online (via Pay Pal) e sarà disponibile presto anche la versione ebook (per la casa editice SUGAMAN), che dovrebbe costare meno della metà del prezzo di copertina (10 euro per 194 pagine, il libro di carta)]

Nel granito

sabato 13 Novembre 2010

[Grafica di copertina e manifesto di Simona Toncelli]

5 settembre 2009

giovedì 4 Novembre 2010

E la prima mezz’ora parlano solo la Caramore e Loi che così l’altro poeta, che si chiama Portas, si riprende dalla sua timidezza. E la Caramore chiede a Loi di leggere una poesia per fare un passo avanti. E Loi dice «Chissà, se facciamo un passo avanti o un passo indietro». E gasometro, pelli d’anguria, lenzuola di mani.
E anche Loi dice che Portas è timido e son passati quaranta minuti e Portas non ha ancora parlato. E alla fine salta fuori che è un prete operaio, e quando la Caramore gli chiede «Lei perché si è fatto prete?», lui risponde «Per abitudine». E che ha fatto l’operaio perché non voleva fare il prete, voleva vivere davvero. Cambio posto perché voglio vederlo in faccia, e il signore di fianco al quale mi fermo mi vede con il taccuino mi dice «Stia attento a quello che scrive perché parlano di un argomento delicato».
E che è andato a lavorare alla Selpa, società europea plastica e affini, che è un acronimo roboante, dice Portas, ma poi dopo alla fine lì dentro non c’era niente. E che lui quando è stato il momento di far le battaglie le ha fatte, e che quando è stato il momento di fare degli atti violenti ha fatto anche degli atti violenti. E la Caramore gli chiede che atti e lui dice «Eeee, eeee, ho bruciato delle macchine. E poi delle altre cose che non le posso dire che se no mi mettono in galera».
E che lui è diventato prete dopo che è stato in fabbrica. E che è entratro per battezzare, e è stato battezzato. E che ha consumato le scarpe. E a me viene in mente Mandel’štam e il suo discorso su Dante quando si chiede quanti sandali avrà consumato Dante a scrivere la divina commedia.
E che morte e vita sono una rosa sola. E che quando lavori tutto il dolore è dentro di te. E Gesù è morto e il giorno prima era così, il giorno dopo era così. E che la vita è ribellione, è rivolta, la vita bisogna combatterla tutti i giorni. Continua a leggere »

Era bravo

mercoledì 3 Novembre 2010

Dopo ci son state le letture della buona notte che io, avendo una certa età, non ci sono andato, però ho aspettato al bar Centrale che venisse su il primo, che era un mio amico, Luciano Marrocu, assessore alla cultura della provincia di Cagliari, che mi ha detto: «Hai capito questo Nick Cave, io pensavo che fosse un fumetto, l’avevo confuso con Nick Carter, invece era un musicista, era bravo, prima si drogava poi dopo ha smesso».

[Dalle bozze della Matematica è scolpita nel granito. Diari del Cabudanne de sos poetas 2006-2010]

Una quarta

mercoledì 27 Ottobre 2010

Dopo c’è stata la gara a chitarra. A me, nella gara a chitarra, la cosa che mi piace moltissimo, sono gli applausi. La gente applaude solo se gli piace. Se non gli piace, non applaude. E il cantante, quando non applaudono, deglutisce. Deglutisce, deglutisce, deglutisce. E quando applaudono invece lo vedi che torna a sedere leggero come un uomo innamorato.

[Quarta di copertina di La matematica è scolpita nel granito. Diari del Cabudanne de Sos Poetas di Seneghe 2006-2010, che esce, forse, il 28 novembre]

4 settembre 2010

lunedì 11 Ottobre 2010

Una volta, circa cinquant’anni fa, a San Cesario sul Panaro, era una mattina freddissima di marzo di uno di quei periodi d’inverno spostati in avanti, che il freddo era arrivato tradi, però non voleva più andar via. Infatti dicono che è rimasto sottozero per un’altra quarantina di giorni. C’erano una quindicina di lavoranti che potavano le viti di un vigneto, posto a mezzo chilomentro da San Cesario, e tra questi c’era uno, detto Saponetta, che era tre o quattro giorni che non riusciva a andare in bagno. A un certo punto Sapoentta ha detto agli altri che doveva assolutamente correre a cagare, se no si cagava adosso, e quegli altri gli hanno detto di andare più in là, dopo la strada. Saponetta è andato, ha fatto, poi è tornato, e era tutto contento di esser riuscito a svuotarsi, poi ha detto che una cosa così non l’aveva mai fatta prima in vita sua né per grandezza e neanche per lunghezza. Allora qualcuno degl altri lavoranti che doveva pisciare andava a vedere e quando tornava gli diceva “Dio canta, Saponetta, ma che merda hai fatto” e così, chi prima e chi dopo, tutti quelli che erano lì a potare, prima di andare a casa, sono andati a vedersi la merda di Saponetta. E quando han finito di lavorare e sono tornati a casa l’han detto ai loro famigliari che l’han detto a degli altri e c’è stata un po’ di gente che di nascosto è andata a vedere e si è sparsa la voce della merda di Saponetta. E visto che è stato sottozero per altri quaranta giorni, la merda di Saponetta si coservava perché era come se l’avesero messa nel frizer e è partita la procesione. Dicono che in quei quaranta giorni, qualcuno di nascosto e qulcuno in compagnia, tutto San Cesario è andato a vedere la merda di Sapoentta. Poi finalmente è arrivato più caldo e la merda di Saponetta, come tutte le cose, si è decomposta e è sparita.

[Ugo Cornia, Le storie di mia zia (e di altri parenti), Milano, Feltrinelli 2008, pp. 68-69, cit. in La matematica è scolpita nel granito, bozze]

3 settembre 2006

sabato 9 Ottobre 2010

bar-del-centro

Renat Sette ha una gran bella faccia, Guarda che bella faccia, ho pensato, e dopo quando Tore l’ha presentato a un certo punto ha detto che fa il muratore Ah, ho pensato, è per quello. Avete visto la faccia di Ivano Ferrari, lui ieri mi ha chiamato Neri, io ho pensato Adesso lo chiamo Ferreri, ma poi ciò parlato ha una faccia troppo bella, per chiamarlo Ferreri, avete visto che bella faccia che ha, avete sentito quando parla come parla bene? Per forza, ha lavorato in un macello.
Non so, pensate a Veltroni. Io non mai stato comunista, ha scritto Veltroni. Si vede. Anche questa cosa potrebbe avere delle conseguenze. Questo mi ricorda un pezzetto del grande scrittore russo Daniil Charms. Andiamo avanti.
Dopo Renat Sette canta un canto religioso del dodicesimo secolo, e lì succede una cosa, che è difficile da spiegare, che in un attimo, tutti quelli che son lì, diventiamo improvvisamente una cosa sola.
Che è una cosa che è successa anche ieri con Cristina Donà. Ci son stati dei momenti, con Cristina Donà, che in questa piazza non c’era più nessuno. Flavio, non c’era. Paola, non c’era, Tore, non c’era, Marcello, non c’era, Alberto, non c’era, Luciano, non c’era, Elisa, non c’era, Lara, non c’era, Francesca, non c’era, Simone, non c’era, non c’era più neanche Cristina Donà, c’era una piazza di quattrocento persone che era come una bestia che respirava.
Questa è una cosa rarissima, che rarissimamente succede, anche con la poesia ne ha parlato ieri Antonella Anedda, quando ha raccontato della prima poesia di Aleksandr Blok che ha sentito per radio, che le ha aperto uno squarcio di cielo.
E questa cosa è successa anche a me, nel 1989, all’università di Parma, quando la mia professoressa di russo ha letto una poesia di Blok in lingua originale e improvvisamente qualcosa di azzurro ci ha avvolti e se ci penso, a diciassette anni di distanza, mi viene da piangere, come oggi con Renat Sette.

[Dalle bozze di La matematica è scolpita nel granito. Diari del Cabudanne de sos poetas 2006-2010, che dovrebbe uscire, a Seneghe, e forse anche dalle altre parti, il 28 novembre 2010]