Il marito della madre
venerdì 10 Agosto 2018
– Andatevene, canaglie! – diceva con voce sorda. Tra i peli folti della faccia luccicavano i denti, grossi e gialli. Il gruppo si scioglieva impaurito, urlandogli contro qualche insulto.
– Canaglie! – diceva ormai alle loro spalle, e gli occhi gli rilucevano di uno scherno tagliente come una lesina. Poi, tenendo la testa in atteggiamento di sfida li seguiva e li provocava:
– Su, chi vuole morire?
Ma nessuno ne aveva voglia.
Parlava poco, e «canaglia» era la sua parola preferita. Così chiamava i capi della fabbrica e la polizia, così chiamava la moglie.
– Non vedi, canaglia, che ho i calzoni rotti?
[Maksim Gor’kij, La madre, traduzione di Luciana Montagnani, Roma, Editori Riuniti 1980, p. 8]