giovedì 15 Dicembre 2016

Tra le offese che avevo dovuto imparare per poter provare in ogni momento la riuscita della mia integrazione con la nazione francese, ce n’è una alla quale ero particolarmente affezionato: buco di culo. Dire a qualcuno, semplicemente, culo, non aveva lo stesso significato. Un culo è un culo, e basta. Il tratto geniale è il buco. Il deficit. L’assenza. Il nulla.
L’offesa è filosofica.
– Per l’ultima volta, signore, come può, la nostra consistenza, unirsi al mondo? Come può, le chiedo, confrontarsi con le trascendenze oggettive?
– Trascendenza tua sorella, buco di culo!
[Patrik Ourednik, La fin du monde n’aurait pas eu lieu, Paris, Allia 2017, p. 133]
mercoledì 14 Dicembre 2016

– Non è sicuro al cento per cento, disse Boisvert Pierre-Maurice a suo figlio, Boisvert Gaspard. Non dio questo. Ma è possibile.
Il padre di Gaspard era più o meno convinto di esser il frutto di una notte d’amore tra sua madre e un caporale dell’esercito tedesco chiamato Hadolf Hitler. Era uno dei nomi più famosi della storia del mondo: nel giro di qualche anno, Aldolf era arrivato a uccidere, per procura, una sessantina di milioni di individui. Era considerato il più grande e il più abile assassino di tutti i tempi: con una media di 22.810 morti al giorno, era nettamente davanti ai principali concorrenti, il sovietico Stalin (10.163), il cinese Mao Tse-tung (9.904), il giapponese Hirohito (5.562), il turo Enver (2.857) e il cambogiano Pol Pot (1.574). Loro sei, roba da niente, eran riusciti a far sparire l’8,5 % della popolazione mondiale.
La notte d’amore della quale si tratta avrebbe avuto luogo nell’agosto del 1918, in quella che non era ancora la periferia di Lille.
A Pierre-Maurice l’aveva riferito la madre. “Un giorno d’estate, al fiume, facevo il bucato. Sull’altra riva, un soldato tedesco, un cartone sulle ginocchia, stava disegnando. Ero curiosa di vedere cosa stava disegnando”.
– Mi piacerebbe sbagliarmi, disse Pierre-Maurice. Se te ne parlo, è perché tu stia attento se ti vengon certe idee. L’ereditarietà è una cosa vera, checché se ne dica.
[Patrik Ourednik, La fin du monde n’aurait pas eu lieu, Paris, Allia 2017, pp. 24-25]