Una cosa che si ricorda bene

giovedì 22 Dicembre 2022

Venevìtinov, poeta complesso e curioso, morì a 22 anni, e da allora di lui si ricorda bene solo una cosa: che è morto a 22 anni.

[Jurij Tynjanov, Chlebnikov, in Avanguardia e tradizione, traduzione di Sergio Leone, Bari, Dedalo libri 1968, p. 28

(D’altra parte)

giovedì 25 Novembre 2021

La prosa russa attraversa un periodo di crisi. (D’altra parte, anche la poesia attraversa un periodo di crisi. In generale, è difficile ricordarsi di un periodo in cui non attraversavano un periodo di crisi).

Jurij Tynjanov

Sto be

mercoledì 15 Luglio 2020

Raccontano che il consigliere segreto Vrončenko, ministro delle Finanze ai tempi dello zar Nicola I, era solito dire “ ‘sto be” quando era d’accordo su qualcosa e “ ‘sto non be” in caso contrario. Sembra volesse parafrasare il “to be or not to be” di Amleto.

[Jurij Tynjanov, dal Repertorio dei matti della letteratura russa, in preparazione (illustrazione di Georgij Verejskij)]

Come stranieri

domenica 7 Giugno 2020

Da noi si scrive tutti come stranieri, troppo correttamente, troppo perfettamente. Nell’antica Atene una venditrice riconobbe uno straniero solo dal fatto che parlava troppo correttamente.

[Jurij Tynjanov, Kjuchlja, traduzione di Agnese Accattoli, Pesaro, Metauro 2004, p. 44 (immagine di Georgij Verejskij)]

Dall’odore

sabato 18 Gennaio 2020

Uno non guardava mai le persone in faccia, le distingueva dall’odore. Diceva che gli uomini odoravano di vento, le donne di fumo.

[Dal Repertorio dei matti della letteratura russa, in preparazione, questo matto è di Ilaria Dal Conte]

Come scriviamo

martedì 19 Febbraio 2019

Dove finisce il documento, comincio io.
L’idea che tutta la vita sia documentata non ha nessun fondamento: ci sono anni interi, senza documenti.

[Jurij Tynjanov, Come scriviamo, in Formal’nyj metod. Antologija russkogo modernizma, Kabinetnyj učenyj, Moskva-Ekaterinburg 2016, p. 699]

Come parlano gli stranieri

mercoledì 28 Giugno 2017

– Anch’io ci ho già pensato, fratello, – disse piano. – Oh, come lo capisco. Da noi si scrive tutti come stranieri, troppo correttamente, troppo perfettamente. Nell’antica Atene una venditrice riconobbe uno straniero solo dal fatto che parlava troppo correttamente. Ho capito tutto! – gridò e scattò su. – Adesso so come scrivere la mia tragedia!
– Stai scrivendo una tragedia? – chiese Griboedov.

[Jurij Tynjanov, Kjuchlja, traduzione di Agnese Accattoli, Pesaro, Metauro 2004, p. 44]

Les Lycenciés sont licencieux

venerdì 23 Giugno 2017

Il liceo era un’istituzione lassista, a tal punto che non vi si davano frustate e non vi si tenevano addestramenti.
– Les Lycenciés sont licencieux, – diceva il gran principe Michel con una battuta, non sua, che li riguardava.
Ma anche il liceo presto sentì su di sé ciò che sentivano tutti.
Una volta lo zar fece chiamare Engel’gardt e gli chiese, benevolmente, del resto:
– Avete qualcuno intenzionato a fare il servizio militare?
Engel’gardt pensò. Di intenzionati ce n’erano così pochi che, per l’esattezza, non ce n’erano affatto. Ma dare quella risposta allo zar, che dalla mattina alla sera non faceva che occuparsi di addestramento alle truppe e di misteriose riflessioni sulle modifiche alla divisa militare, dargli quella risposta non era così facile.
Engel’gardt corrugò la fronte e disse:
– Non più di una decina di persone, maestà, lo desiderano.

[Jurij Tynjanov, Kjuchlja, traduzione di Agnese Accattoli, Pesaro, Metauro 2004, p. 44]

Due monumenti

mercoledì 17 Maggio 2017

Dostoevskij utilizzò ne Il villaggio di Stepančikovo tutti i mezzi della parodia verbale. Viene parodiato lo stesso vocabolario della Corrispondenza [di Gogol’]. «Oh, non fatemi un monumento! – gridava Foma, – Non fatemelo! Non mi occorrono monumenti! Nei vostri cuori erigetemi un monumento, ma non occorre nulla di più, non occorre, non occorre!»
In Gogol’: «Desidero che non sia eretto sopra di me nessun monumento e che non si pensi neanche ad una simile pompa, indegna di un cristiano. Chi dei miei amici m’ebbe veramente caro mi erigerà un monumento in modo diverso: lo erigerà dentro se stesso, con la sua incrollabile fermezza nelle opere vitali, con l’animare e rinnovare tutti intorno a sé. Chi, dopo la mia morte, si eleverà con lo spirito più in alto di quel che era durante la mia vita, dimostrerà di avermi veramente amato e di essermi stato amico e con ciò solo mi erigerà un monumento»…

[Jurij Tynjanov, Dostoevskij e Gogol’ (per una teoria della parodia), in Avanguardia e tradizione, traduzione di Sergio Leone, Bari, Dedalo libri 1968, p. 168]

La biografia e la poesia

sabato 13 Maggio 2017

La biografia di Chlèbnikov è la biografia di un poeta al di fuori della letteratura libresca e giornalistica, di un poeta a modo suo felice, a modo suo sfortunato, ironico, misantropo e socievole; e si concluse in modo terribile. Essa legata con la sua personalità poetica.
Per quando strana e sorprendente sia stata la vita del vagabondo e del poeta, per quanto terribile sia stata la sua morte, la biografia non deve soffocare la sua poesia. Non bisogna sbarazzarsi di un uomo con la usa biografia. Nella letteratura russa questi casi non sono rari. Venevìtinov, poeta complesso e curioso, morì a 22 anni, e da allora di lui si ricorda bene solo una cosa: che è morto a 22 anni.

[Jurij Tynjanov, Clebnikov, in Avanguardia e tradizione, traduzione di Sergio Leone, Bari, Dedalo libri 1968, p. 289]