Povero disgraziato

lunedì 7 Marzo 2022

Poi accadde. Una sera, mentre la pioggia batteva sul tetto spiovente della cucina, un grande spirito scivolò per sempre nella mia vita. Reggevo il suo libro tra le mani e tremavo mentre mi parlava dell’uomo e del mondo, d’amore e di saggezza, di delitto e di castigo, e capii che non sarei mai più stato lo stesso. Il suo nome era Fëdor Michajlovič Dostoevskij. Ne sapeva più lui di padri e figli di padri e figli di qualsiasi altro uomo al mondo. e così di fratelli e sorelle, di preti e mascalzoni, di colpa e di innocenza. Dostoevskij mi cambiò. L’idiota, I demoni, I fratelli Karamazov, Il giocatore. Mi rivoltò come un guanto. Capii che potevo respirare, potevo vedere orizzonti invisibili. L’odio per mio padre si sciolse. Amavo mio padre, povero disgraziato sofferente e perseguitato. Amavo anche mia madre, e tutta la mia famiglia. Era tempo di diventare uomo, di lasciare San Elmo e andarmene nel mondo Volevo pensare e sentirmi come Dostoevskij. Volevo scrivere.

[John Fante, La confraternita del Chianti, traduzione di Francesco Durante, Milano, Marcos y Marcos 1995, p. 71 grazie a Enrico Mariani (@89Enrico)]

Le ragioni del nostro trasferimento a Roseville

martedì 2 Febbraio 2016

John Fante, Il caso dello scrittore tormentato

Erano due le ragioni del nostro trasferimento a Roseville, e la prima è così contraddittoria che esito a spiegarla: insomma, volevamo andare a stare in un posto tranquillo in campagna. Roseville non è un posto tranquillo e non è nemmeno in campagna.

[John Fante, Il caso dello scrittore tormentato, traduzione di Francesco Durante, Milano, Marcos y Marcos 2000, p. 11 ]

Come quel ragazzo in Sherwood Anderson

sabato 5 Dicembre 2015

John Fante, Troppo in gamba, quel ragazzo

È questo che vuol dire? Non lo so. Come quel ragazzo in Sherwood Anderson, che diceva: «Non so perché, ma voglio sapere perché».

[John Fante, Troppo in gamba, quel ragazzo, traduzione di Francesco Durante, Milano, Marcos y Marcos 2000, p. 71]

Cara mamma

domenica 30 Novembre 2014

John Fante, Lettere

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Cara mamma, […]
ho finito tutti i soldi ma non preoccuparti. […]
Il mio amore a tutti da tuo figlio,
Johnnie

[John Fante, Lettere. 1932-1981, traduzione di Alessandra Osti, Torino, Einaudi 2014, pp. 12-13]

Nello stesso catalogo

lunedì 7 Maggio 2012

Chiedi alla polvere, il più famoso e ammirato dei romanzi di Fante, ha fatto la sua comparsa nelle librerie americane l’8 novembre del 1939. Stackpole Sons, di New York, era la casa editrice che meno di un anno prima aveva pubblicato Aspetta primavera, Bandini, il libro d’esordio di Fante. Di lì a poco, le finanze dell’azienda verranno irrimediabilmente danneggiate da un singolare contenzioso legale contro il governo tedesco, per la pubblicazione non autorizzata di Mein Kampf di Hitler. L’antifascista Fante addebitò spesso a questa strana convivenza nello stesso catalogo e alle sue disastrose conseguenze legali la mancanza di un’adeguata promozione del suo Capolavoro. Quanto a Hitler e Mussolini, Fante li disprezzerà definendoli «stupidi» per non aver mai letto IL cagnolino rise, che come sanno tutti i lettori di Chiedi alla polvere, è il titolo dell’unico racconto pubblicato da Arturo Bandini all’inizio del romanzo.

[Emanuele Trevi, Storia di Chiedi alla polvere, in John Fante, Chiedi alla polvere, Torino, Einaudi 2004, p. XVII]

Mi dispiace

domenica 6 Maggio 2012

Decido di entrarci, per ragioni sentimentali, non per altro. Non ho mai letto Lenin, ma l’ho sentito citare: la religione è l’oppio dei popoli. Quanto a me, sono ateo: ho letto L’Anticristo e la considero un’opera fondamentale. Credo nel cambiamento dei valori, Signore. La Chiesa deve sparire; è il ricettacolo degli stolti, delle canaglie e delle mezze cartucce.
Tirai il portale, che diede un lieve gemito. Sopra l’altare sfrigolava il lume perenne, rosso come il sangue, illuminando di un riflesso cremisi la quiete di quasi duemila anni. Mi ricordava la morte, ma anche gli strilli dei neonati che venivano battezzati. Mi inginocchiai, solo per abitudine, poi mi sedetti. Tornai a inginocchiarmi, perché il legno duro sotto le ginocchia serviva a distrarmi dalla calma terribile che mi circondava. Pregai; certo, pregai. Per ragioni sentimentali. Dio Onnipotente, mi dispiace di essere diventato ateo, ma hai mai letto Nietzsche? Ah, che libro! Dio Onnipotente, voglio essere onesto. Ti farò una proposta. Fai di me un grande scrittore e io tornerò alla Chiesa.

[John Fante, Chiedi alla polvere, traduzione di Maria Giulia Castagnone, Torino, Einaudi 2004,p. 19]