Un’intervista

sabato 5 Giugno 2010

harstad

1. Il protagonista del suo romanzo, Mattias, ha una specie di passione per quelli che arrivano secondi e, in particolare, forse perché è nato il 20 luglio del 1969, giorno dello sbarco sulla luna, per Buzz Aldrin, il secondo uomo a mettere piede sulla luna. Ecco, una volta, uno scrittore italiano che non mi era tanto simpatico, alla domanda “Qual è stata la più grande soddisfazione della sua carriera?” ha risposto: “Quando sono arrivato secondo al premio Campiello” (il premio Campiello è un premio letterario italiano importante ma non il più importante, forse il secondo). Da quel momento lì, quello scrittore, a me è diventato simpatico. Mi verrebbe da chiederle cosa c’è di così bello, nell’arrivare secondi, se non fosse che Mattias, o lei, rispondete nel libro: «Serve una forza di volontà immensa, e fortuna, e abilità per arrivare primi. Ma serve un cuore gigantesco per essere il numero due». Allora le chiedo se la stessa cosa vale anche, e in che misura, per quelli che arrivano terzi.

Penso ci sia qualcosa di molto umano nell’arrivare secondi, nel senso di perdere rispetto al vincitore oppure essere semplicemente un po’ in ritardo. La società di oggi tende ad accentrare la nostra attenzione sui vincitori, sulle celebrità, sui numeri uno e tendiamo a dimenticarci e a sottovalutare i numeri due. Dimentichiamo anche che ci vogliono molti numeri due per aiutare qualcuno a diventre un numero uno. Sono sempre stato affascinato dai numeri due nel mondo, da quelli che fanno tutto quel duro lavoro che in parte non gli verrà mai riconosciuto. Queste sono persone perlopiù invisibili. Per un breve periodo di tempo ho lavorato come netturbino su un camion della spazzatura. Svuotavamo i cassonetti dai rifiuti urbani della gente prima che si svegliasse e mi stupii che molti di loro non si rendevano affatto conto che ci fosse qualcuno che faceva proprio quel lavoro. Prima di rendersene conto la loro spazzatura era già semplicemente sparita. Le persone con cui ho lavorato in quell’occasione sono le migliori che io abbia mai conosciuto. Continua a leggere »

Un autobus

giovedì 27 Maggio 2010

harstad

Prende un autobus a caso. Il primo che arriva. Si siede in fondo. Guarda dritto davanti a sé. Incontra gli sguardi di quelli che salgono, giovani uomini o ragazzi che non riescono a staccare gli occhi da lei, seduta da sola nel bus, e sognano fidanzate che non avranno mai, qualche ragazza che nota quanto lei sia graziosa, seduta lì con la sua piccola valigia in grembo. E accoglie tutti gli sguardi che le sono diretti, abbassa gli occhi, li rialza, aspetta, guarda gli uomini che la osservano, quelli che sentono una fitta allo stomaco quando la vedono. E appena prima che uno di loro prenda coraggio, prima che qualche ragazzo trovi la forza di alzarsi, di avvicinarsi, lei scende. Prende un altro autobus. Va avanti così. Compare ovunque, in tutto il paese, è lei che incontri, prima o poi, in autobus, sul treno, sull’aereo, lei a cui non fai caso finché non sei seduto, lei il cui sguardo incroci all’improvviso, e arrossisci, ti viene caldo, perché non ci si può innamorare così in fretta, non è così che succede, solo per l’aspetto esteriore, con uno sguardo, ma invece succede e tu sei sull’autobus e pensi che dovresti andare laggiù in fondo, dire qualcosa, pensi, dovresti scendere alla sua stessa fermata, perché non incontrerai mai più una persona più bella di questa. E se solo trovi il coraggio, se adesso dici qualcosa, se scendi insieme a lei, vai da lei, l’abbracci, allora forse, forse o di sicuro, avrai incontrato l’unica persona nell’universo che può fare di te l’essere più felice che sia mai esistito. Invece non lo fai. Continua a leggere »

5 giugno – Cremona

giovedì 1 Ottobre 2009

Sabato 5 giugno,
a Cremona,
ai giardini pubblici,
alle ore 12,
Johan Harstad presenta
Che ne è stato di te, Buzz Aldrin (Iperborea),
conversazione con Paolo Nori
(dentro il festival Le corde dell’anima)