Di nero
Mi hanno chiesto di scriver qualcosa su uno spot della FAO sulla fame nel mondo. Io ho detto di sì, non so perché. Lo spot non l’avevo visto. C’era Jeremy Irons, mi avevano detto. Non sapevo neanche di preciso che faccia aveva, Jeremy Irons. Vado poco al cinema, e non ho memoria per i nomi. Jeremy Irons lo collegavo vagamente a un film di Luc Besson, dove il protagonista era uno pelato di cui non ricordo il nome. Ho cercato lo spot in rete e l’ho trovato. Jeremy Irons (che non credo abbia mai recitato in nessun film di Besson) ho scoperto di averlo visto tanti anni fa, in un film che si chiama Il danno. Il danno l’ho visto al cimena, e i film che vedi al cinema sono un po’ un’altra cosa, hanno intorno una memoria di posti e di persone e di fatti che i film che vedi a casa non ce l’han tutti. Il danno l’ho visto in un cinema di Parma, il Lux, adesso non c’è più, a me sembrava bellissimo, in un angolo appartato di un vicolo del centro, tutto di legno, mi ricordo, e mi ricordo molti dei film che ci ho visto, e le file per i biglietti, e i bagni, e il distributore automatico di bibite, e la cassiera, che era una signora di una certa età, robusta, con i capelli gonfi, sembrava sempre che fosse appena andata dalla pettinatrice, e le unghie sempre laccate, e mi ricordo che la sera del Danno io avevo un maglione bordeau, e una camicia chiara, e un paio di jeans, e delle All Star, bianche e nere, di quelle alte, da pallacanestro, e ero andato in bagno e ero tornato al mio posto e la ragazza che era con me, era una delle prime volte che uscivamo insieme, mi aveva detto «Ma tu, a guardarti, sei un bravo ragazzo. Sei proprio il prototipo del bravo ragazzo». Continua a leggere »