mercoledì 16 Maggio 2018
Come tutte le mie vittime, George Franklin era notevolmente sorpreso e sconvolto di vedermi seduto lì in una delle sue poltrone con una 45 automatica in pugno. Ha guardato l’interruttore sulla parete e la punta delle sua dita, forse chiedendosi se non bastasse spegnere la luce per farmi sparire.
Io ho indicato un’altra poltrona. “Prego, entri e chiuda la porta. Si sieda”.
Ha fatto come gli ho detto e poi ha posto la prima domanda pertinente. “Cos’è questa, una rapina?”
Ho sorriso. “No, non è una rapina”.
Esitava a formulare un’altra ipotesi, così gli ho dato una mano io. “Sono qui per ucciderla” ho detto.
Ha esibito un prevedibile shock. “Uccidermi? Ma perché? Io non l’ho mai vista in vita mia”.
Ho accennato un altro sorriso. “‘Per la verità, non è che io voglia propriamente ucciderla. Personalmente, non ho nulla contro di lei. Si tratta solo di lavoro, per me. Sto solo portando a termine l’incarico per cui sono stato assoldato”.
I suoi occhi erano spalancati. “Lei è un killer professionista?”
Ho annuito.
Franklin si è leccato le labbra. “Chi l’ha assoldata? Mia moglie?”
Ho alzato un sopracciglio. “La vuole morto?”
Ci ha riflettuto un attimo. “Ecco, non andiamo molto d’accordo, ma questo mi pare vada un po’ oltre…”
“Non è stata sua moglie”.
[Jack Ritchie, Il grande giorno, traduzioni di Sandro Ossola e Claudia Tarolo, Milano, Marcos y Marcos 2018, pp, 9-10]
venerdì 8 Luglio 2016
La mattina, raggiunsi zia Sarah nella veranda per la colazione. Le baciai la guancia e mi sedetti davanti a un piatto di bacon canadese e uova strapazzate.
«Sei rientrato piuttosto tardi, ieri sera, Roger» disse lei.
«Eri alzata? Era tutto buio».
«La mia insonnia. Dove sei stato?»
«Al cinema».
Lei fece una smorfia. «Spero che non fosse un film vietato ai minori».
«No, zia Sarah. Solo ai minori di quattordici anni».
Lei si addolcì subito. «Be’, tu sei adulto, dopo tutto, e immagino che i film vietati ai minori di quattordici anni non facciano troppo danno. Ma suppongo che ci fosse una quantità di parolacce».
«In effetti, non se ne usano tante, al cinema. Ma quelle disponibili erano ripetute piuttosto spesso».
[Jack Ritchie, Approssimativamente tuo, traduzione di Carlo Oliva, Milano, Marcos y Marcos 1999, pp. 26-26]
lunedì 2 Maggio 2016
Non avevo mai pensato che il lavoro fosse un dovere, un piacere o una sfida, e avevo sempre sospettato che quelli che si divertono fossero fondamentalmente dei masochisti.
Avevo vissuto per quarantacinque anni senza la necessità di abbassarmi a lavorare e trovavo manifestamente iniquo che ci si aspettasse che lo facessi ora.
Restava un’ultima risorsa, il matrimonio.
[Jack Ritchie, È ricca, la sposo e l’ammazzo, traduzione di Marco Ossola, Milano, Marcos y Marcos 2016, p. 141]
sabato 30 Aprile 2016
Probabilmente quel tipo di truffa era vecchia quanto il denaro stesso. La vittima era stata avvicinata da uno sconosciuto che aveva detto di possedere una macchina per fabbricare i soldi. Bastava inserire un dollaro, girare una manopola e una banconota da venti dollari usciva dalla parte opposta. In questo caso la vittima aveva acquistato la macchina per cinquecento dollari, – avendo asserito lo sconosciuto di essere costretto a venderla per assoluto bisogno di contante.
[Jack Ritchie, È ricca, la sposo e l’ammazzo, traduzione di Marco Ossola, Milano, Marcos y Marcos 2016, pp. 64-65]