Anguille e turbine

lunedì 13 Gennaio 2020

Così l’ho lasciato perdere e sono tornato a quel turbinio di libri che è la mia biblioteca, ritrovandovi l’ancor più esile libretto Ål och turbine (Anguille e turbine), pubblicato nel triste anno 1941 dall’Associazione svedese per l’energia idrica. Un giovane professore associato, che avrebbe poi avuto la sua cattedra, si era assunto l’incarico di scoprire quante anguille sopravvivessero attraversando l’impianto idroelettrico Untraverket, nel Daläv.

[Fredrik Sjöberg, Mamma è matta, papà è ubriaco, traduzione di Andrea Bernardini, Milano, Iperborea 2020, p. 13]

Così

venerdì 31 Maggio 2019

L’uomo è fatto così, non sa controllare le sue emozioni.

Hannu Jortikka, Allenatore di hockey.

[Miika Nousiainen, Alla radice, traduzione di Marcello Ganassini, Milano, Iperborea 2019, p. 7]

Un’informazione sul Portogallo

sabato 16 Marzo 2019

Tap Air Portugal è la compagnia più ritardataria del 2018. 42,4% aerei atterrati con +15 min di ritardo in un anno.
(fonte: OAG/CORRIERE)

[The Passengers, Portogallo, Milano, Iperborea 2019, p. 7]

In una stazione

domenica 30 Settembre 2018

Starsene seduti su uno zaino in una stazione ad aspettare che passi un treno, non è la felicità?

[Fredrik Sjöberg, Perché ci ostiniamo, traduzione di Andrea Berardini e Fulvio Ferrari, Milano, Iperborea 2018, p. 174]

Guardatemi

giovedì 2 Agosto 2018

La riflessione su di sé, scriveva, è spesso una buona cosa, ma se si parla troppo di se stessi alla lunga il prezzo può essere troppo alto. È una di quelle lettere che non dimenticherò mai.
Probabilmente la mai conferenza a Bona si era incentrata soprattutto sull’autore e le sue passioni. L’ansia da prestazione mi ha sempre spinto, a mia memoria, a puntare tutto su una carta sola, e appena il panico allenta la presa – come capita sempre quando mi ritrovo sul palco – il sollievo, il senso di liberazione è tale che tendo ad andare sul personale e dico delle cose del tipo che me ne frego del movimento ambientalista, basta che mi vogliate bene. Guardatemi. Forse non proprio dritto in faccia, ma quanto meno nella mia direzione. Il motivo per cui si dice o si scrive qualcosa, le ragioni profonde, mi interessano più del contenuto concreto. Il perché vince sempre sul cosa, e certi giorni rivolgo questa curiosità verso l’interno. Dunque: perché lo facciamo? Perché ci ostiniamo?

[Fredrik Sjöberg, Perché ci ostiniamo, traduzione di Andrea Berardini e Fulvio Ferrari, Milano, Iperborea 2018, pp. 35-36]

Provate

mercoledì 11 Luglio 2018

Lo ripeto: il collezionismo rinforza gli argini quando la follia minaccia di far saltare le dighe dell’anima. Non è così raro perdere sia la giusta prospettiva che i propri appigli, per come è fatto il mondo, ma il collezionista ha perlomeno il totale controllo su qualcosa, e di conseguenza un punto fermo nella vita. Provate a far uscire di senno un abitudinario collezionista di – mettiamo – scatole di fiammiferi. Ci si riesce, ma è difficile. Mandare al tappeto un normale spettatore televisivo o un patito di ipermercati è più facile.

[Fredrik Sjöberg, Perché ci ostiniamo, traduzione di Andrea Berardini e Fulvio Ferrari, Milano, Iperborea 2018, p. 14]

Specchi dappertutto

sabato 17 Marzo 2018

Fredrik Sjöberg, L'arte di collezionare mosche

Certi giorni mi persuado che il mio compito sia dire qualcosa sull’arte di limitarsi e sulla sua eventuale felicità. E anche sulla leggibilità del paesaggio. Altri giorni sono più cupi. Specchi dappertutto. Come se me ne stessi in coda sotto la pioggia fuori dal campo nudisti intellettuali della letteratura autobiografica. Livido di freddo.

[Fredrik Sjöberg, L’arte di collezionare mosche, traduzione di Fulvio Ferrari, Milano, Iperpborea 2015, pp. 18-19]

Così tornammo a starcene zitti

sabato 20 Gennaio 2018

E il treno corre.
Come poteva quello sciocco starsene lì seduto zitto al suo posto per ore e ore, senza far altro che leggere e leggere! Quel librettino io l’avrei già letto tutto tre volte nel frattempo, ma lui lo tirava in lungo, si pavoneggiava nella sua ignoranza senza la minima vergogna. La sua ridicolaggine alla fine superò ogni limite, non ce la feci più e allungai il capo, lo guardai e dissi:
«Come, scusate?»
Alzò gli occhi e mi fissò cadendo dalle nuvole.
«Eh?» chiese.
«Scusate?»
Non riusciva decisamente a capirmi.
«Cosa volete?» chiese seccato.
«Cosa voglio? Cosa volete voi?»
«Io? Io non voglio niente»
«Neanch’io»
«Benissimo. E allora perché mi parlate?»
«Io? Io ho parlato con voi?»
«Ah», disse e si girò furioso dall’altra parte.
Così tornammo a starcene zitti.

[Knut Hamsun, La regina di Saba, traduzione di Monica Corbetta, Simona Colombo, Cristina Falcinella, Camilla Fosso, Emanuela Prandi, Giovanna Paterniti, Michele Zurra, Milano, Iperborea 2017, pp. 34-35]

Sempre spaventato

sabato 9 Settembre 2017

L’Achmatova disse di Šostakovič che era silenzioso, nervoso e sempre spaventato, anche quando non aveva più nulla da temere e aveva ottenuto i più alti riconoscimenti per le sue sinfonie: «Porta la sua fama come una gobba che ha dalla nascita». Lei era l’esatto contrario, potava la sua fama sulla testa come fosse la guglia dorata dell’Ammiragliato.

[Jan Brokken, Bagliori a Pietroburgo, traduzione di Claudia Cozzi e Claudia Di Palermo, Milano, Iperborea 2017, pp. 28-29]

Nessuno

mercoledì 6 Settembre 2017

Anna Achmatova si fece ritrarre e fotografare molte altre volte. Quando le chiesero il perché, rispose: «Ho sempre sognato che un uomo appendesse sopra il suo tavolo il mio ritratto. Ma nessuno l’ha mai fatto».

[Jan Brokken, Bagliori a Pietroburgo, traduzione di Claudia Cozzi e Claudia Di Palermo, Milano, Iperborea 2017, p. 20]