mercoledì 1 Giugno 2016
Era come da bambino nella sala d’attesa del dentista, quando l’assistente apriva la porta e lui pensava: ecco, questo è il momento di cui ho avuto paura per tutta la vita.
[Emmanuel Carrère, Io sono vivo, voi siete morti, traduzione di Federica e Lorenza Di Lella, Milano, Adelphi 2016, p. 186]
lunedì 30 Maggio 2016
Leary e suoi amici [sic] erano convinti che quel nuovo rito sarebbe presto diventato moneta corrente. Si consideravano come «degli antropologi del ventunesimo secolo che abitavano in una capsula temporale situata negli oscuri anni Sessanta», ma non dubitavano che la conversione generale fosse vicina. Contavano su un crescita esponenziale: se nel 1961 le persone che facevano uso dell’LSD erano venticinquemila, nel 1969 sarebbero state quattro milioni, ovvero si sarebbe raggiunta la massa critica, e a quel punto la società sarebbe cambiata, ea inevitabile. Considerato il ritmo con cui il decondizionamento cerebrale indotto dalla droga progrediva fra le classi medie, erano certi che intorno alla metà degli anni Settanta anche il presidente degli Stati Uniti avrebbe provato l’LSD, che i summit internazionali si sarebbero svolti sotto l’effetto dell’acido e che il mondo ci avrebbe senz’altro guadagnato.
Nel 1964 una simile prospettiva messianica sembrava plausibile, quanto meno più plausibile di quella di vedere approdare alla Casa Bianca, trent’anni dopo, un tale che avrebbe confessato di aver fumato, sì, qualche canna, ma senza aspirare.
[Emmanuel Carrère, Io sono vivo, voi siete morti, traduzione di Federica e Lorenza Di Lella, Milano, Adelphi 2016, p. 145]
sabato 28 Maggio 2016
In 1984 Orwell immagina che la polizia, per esercitare una pressione personalizzata su ciascun individuo, cerchi di scoprire ciò che più spaventa i singoli cittadini: uno ha paura di essere sepolto vivo, un altro di essere divorato da un topo. Per Dick, l’idea che qualcuno potesse rompere i suoi preziosi dischi aveva il medesimo carattere di orrore assoluto. Di libro in libro mogli crudeli giocano questo brutto tiro ai poveri mariti e, nel suo penultimo romanzo, Yaveh in persona ricorre a questa minaccia pur di mobilitare l’eroe protagonista, restio ad assecondare la Sua volontà.
[Emmanuel Carrère, Io sono vivo, voi siete morti, traduzione di Federica e Lorenza Di Lella, Milano, Adelphi 2016, p. 27]