Quel che non c’era

lunedì 17 Gennaio 2011

Qualche giorno fa, alla libreria Ambasciatori di Bologna, ho preso, dalla cima di una pila di libri che sarà stata alta un metro e venti, una copia dell’ultimo romanzo di Niccolò Ammaniti, Io e te (Einaudi stile libero big, 118 pagg., 10 euro), e intanto che la prendevo pensavo «Vediamo nelle prime tre pagine che paragoni ha inventato, questa volta».
Pensavo così perché negli ultimi due romanzi di Ammaniti, Come Dio comanda e Che la festa cominci, avevo trovato un uso della lingua, non so come dire, sopra le righe, con riferimenti continui a immagini improbabili o esotiche non so quanto necessarie: c’era un uomo che si lamentava come se gli stessero facendo una rettoscopia; una donna che come un capretto, un Bambi o quel diavolo che era, cominciava ad agitarsi, a urlare, a dimenarsi, a farfugliare; una signora alta e affilata come una mantide religiosa; un’altra piccola e verde come un goblin, che si trascinava dietro un quadrupede che sembrava un diavolo della Tasmania; c’era una scimmia da laboratorio sotto oppio; c’era una testuggine a cui avevano sfilato il guscio e infilato una tunica bianca; una principessa berbera il giorno dell’incoronazione; un profugo ugandese; una sanguisuga infetta; un pigmeo con il verme solitario eccetera eccetera. Continua a leggere »