Schede di lettura

lunedì 13 Luglio 2009

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LW mi ha dato due manoscritti perché li legga e ne scriva una relazione. Uno è Sligo, di Jack Yeats, e l’altro Fratelli e sorelle, di Ivy Compton-Burnett.
Sligo è molto contorto, senza una vera storia, ma è molto poetico. Fratelli e sorelle non ha alcuna atmosfera. Penso che chiederò il parere di zio George in proposito, perché vorrei scrivere qualcosa di intelligente.
Ho avuto indietro Fratelli e sorelle da zio George. Me l’ha ridato dicendo: «È un’opera di genio. Non posso dire di più».
La cosa mi appassiona. Ho steso una scheda di lettura molto professionale su un foglio di carta protocollo. Ho scritto qualche riga su Sligo, dicendo che non ritengo possa essere di interesse generale, sebbene abbia qualità poetiche e abbondi di atmosfera. A proposito di Fratelli e sorelle ho messo soltanto: UN’OPERA DI GENIO.

[Richard Kennedy, Io avevo paura di Virginia Woolf, cit., pagg. 79-80]

Il mio secondo giorno (di lavoro)

sabato 11 Luglio 2009

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È stato un giorno sfortunato. Ho cominciato male. Questa mattina LW mi ha dato da battere una lettera per restituire all’autore un manoscritto rifiutato. Devo dire che la lettera era breve e non troppo cortese. LW ritiene che le persone o sono capaci di scrivere oppure no, e se non lo sono non vale la pena di perderci del tempo. La lettera era di due sole righe: «Gentile signore, ci spiace di non poter accettare il manoscritto allegato. Distinti saluti».
Per batterla a macchina mi ci è voluta quasi un’ora, sotto lo sguardo sdegnoso di Miss Belcher. L’ho messa sul vassoio di LW, che quando è sceso, dopo pranzo, l’ha scorsa e poi me l’ha ridata, indicando con un dito tremante la parola «eccettuare» che avevo scritto al posto di «accettare».
Forse dovrei fare un corso di dattilografia.

[Richard Kennedy, Io avevo paura di Virginia Woolf, cit., p. 24]

Io avevo paura di Virginia Woolf

giovedì 9 Luglio 2009

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«Odore di bistecche nelle strade.» Questa poesia mi piace notevolmente. Ho preso l’abitudine, quando sono fuori ufficio per una commissione, di girovagare per le gallerie di Fleet Street e Farrington Road. Mi piace sbirciare nei seminterrati e vedere un garzone di tipografia come me che si beve una tazza di tè color arancione. I vecchi, con le loro bombette unte e il naso rosso, hanno l’aria di esser fatti di qualcosa di diverso da carne e sangue: carta marrone e spago sciolto, mi viene in mente.

[Richard Kennedy, Io avevo paura di Virginia Woolf, Un ragazzo alla Hogarth Presso, tr. di Alba Bariffi, Parma, Guanda 2009, p. 38]