lunedì 30 Maggio 2016
Io, le elezioni, in questi ultimi vent’anni, non è che ho partecipato tantissimo, in nessuno dei posti dove ho abitato, perché non ho mai trovato, ormai da vent’anni, un candidato che rispondesse al minimo requisito che serve per avere il mio voto, che è non presentarsi alle elezioni. Uno che non si presenta, lo potrei forse anche votare, se uno ha la faccia tosta di presentarsi non ci penso minimamente, a votarlo, mi son detto vent’anni fa però adesso, ultimamente, a diventar vecchi, ho cinquantatré anni, ogni tanto mi vien da pensare che qualche volta a votare va a finir che ci vado e allora quando Christian Raimo mi ha chiesto di parlare per Internazionale delle imminenti elezioni comunali di Bologna, io ho pensato che era un’occasione per verificare la durata delle mie convinzioni (che la durata, come dicevano Henry Bergson e Marco Pannella, è la sostanza delle cose) senza rischi (abito attaccato a Bologna in un quartiere che si chiama Croce di Casalecchio e che è sotto il comune di Casalecchio di Reno quindi non voto a Bologna, voto a Casalecchio anzi, non voto a Casalecchio, o, meglio, non ci ho mai votato in futuro vedremo) così ho provato a guardare chi erano i candidati sindaco il primo si chiama Sergio Celloni è il candidato sindaco per G. O. L. (Giustizia Onore e Libertà), che è una lista civica e quando gli han fatto un’intervista che gli hanno chiesto come mai una lista civica, lui ha risposto che i politici, ormai, non rendono più servizio ai cittadini, che lui è contro qualsiasi forma di politica inadeguata che calpesta i diritti del cittadino, che la politica non deve essere più ingabbiata da una sorta di verticistica e oligarchica appartenenza, che limita la partecipazione e crea solo professionisti della politica e protagonismi, che sarebbero dei discorsi anche interessanti se non fosse che lui, Sergio Celloni, nel 2014 è stato candidato per Forza Italia al comune di Modena è stato il primo dei non eletti, poverino. Il secondo candidato che ho trovato è Mirko De Carli, trentaduenne romagnolo «da tempo attivo su Bologna per lavoro, amicizie ed impegno sociale». È Coordinatore nazionale dei circoli La Croce Quotidiano di Mario Adinolfi, promotore del Family Day di Piazza San Giovanni e del Circo Massimo, e in un’intervista ha detto che «Bologna o la si ama o non la si ama» che mi sembra una dichiarazione molto interessante, e poi ha aggiunto che lui la ama «perché Bologna ha dato al mondo delle bellezze uniche come il Santuario della Madonna di San Luca e l’Alma Mater Studiorum» che secondo lui sono «simboli di una storia che trasuda di cristianesimo». Il terzo candidato è il candidato dei verdi e si chiama Matteo Badiali e se si cerca una sua testimonianza su youtube una delle prime cose che si trova è un suo intervento all’Assemblea Nazionale dei Verdi di Chianciano del 2013 che c’è un audio che si capisce un po’ male ma si intuisce che Badiali, la prima cosa che dice, dice che «Bisogna dotarsi di una struttura organizzativa e comunicativa più efficace», e poi dice che bisogna, «può sembrare una parola un forte», dice, «però bisogna bucare lo schermo», che più che una parola son tre parole e più che un po’ forti a me son sembrate un po’ andate, che «bucare lo schermo» è un modo di dire che non lo sentivo dire da una quindicina d’anni e alla fine però mi vien da pensare che aveva ragione, Badiali, che i verdi, e anche lui, come rappresentante dei verdi, si doveva dotare di una struttura comunicativa più efficace, e forse ha fatto apposta, a dirlo un po’ male, in un modo poco efficace, che se l’avesse detto in un modo efficace si sarebbe contraddetto invece è stato coerente. Continua a leggere »
sabato 28 Maggio 2016
Qualche settimana fa Christian Raimo mi ha chiesto, per Internazionale, un pezzo sulle elezioni di Bologna; io l’ho scritto e gliel’ho mandato. Qualche giorno dopo Raimo mi ha telefonato mi ha detto che gli dispiaceva ma la redazione di Internazionale c’era stato un aspro dibattito avevan deciso che il mio pezzo non lo pubblicavano perché era qualunquista. Io gli ho detto che l’avrei pubblicato sul sito e avrei detto che Internazionale non l’aveva pubblicato perché era qualunquista. Lui mi aveva detto di aspettare che non era sicuro che avessero detto propio qualunquista che adesso li chiamava e poi mi faceva sapere qual era di preciso l’obiezione se qualunquista o cosa. E io intanto lo ero andato a rileggere, il pezzo che avevo scritto, e l’avevo letto con un interesse molto maggiore di come l’avrei letto normalmente, e mi era venuta in mente quella mia amica russa che quando le avevo chiesto se aveva letto il romanzo La casa sul lungofiume di Trifonov lei mi aveva risposto «Per forza l’ho letto, era proibito». E allora poi l’ho riletto, Raimo non l’ho più sentito e non lo so, bene, il motivo per cui quel pezzo lì Internazionale non lo poteva pubblicare, ma poi forse domani quel pezzo lì, che Internazionale non lo poteva pubblicare, probabilmente esce su Libero, non è sicuro.
giovedì 27 Novembre 2014
Quindici giorni fa, ero in una libreria di Bologna con due miei amici, una giornalista di Radio Nettuno ci ha fermato ci ha detto: «Siamo in diretta per Radio Nettuno, volevamo farvi una domanda: ma voi lo sapete, che il 23 novembre si vota per le regionali?». E mi ha messo il microfono sotto la bocca a me e io ho risposto «No, io non lo so».
E mi è piaciuto molto, io sono un tipo che tende a compiacersi, delle cose che dice, e mi è piaciuta molto la calma con la quale ho risposto a quella domanda, che io di solito quando mi intervistano mi agito invece lì ero stato perfettamente a mio agio, a dire che non sapevo che il 23 di novembre si sarebbe votato per le regionali, e se quella giornalista avesse voluto farmi delle altre domande avrei avuto anche delle idee su come rispondere alle domande che lei mi avrebbe fatto, se me le avesse fatte, solo che non me le ha fatte allora non le ho risposto.
E quando poi ieri Christian Raimo mi ha telefonato mi ha chiesto di scrivere un pezzetto sui risultati delle elezioni regionali dell’Emilia Romagna io ho pensato “Guarda, c’eran proprio due o tre risposte che eran lì che erano un paio di settimane che aspettavano, capita proprio a proposito, questa telefonata di Christian Raimo”.
Solo che poi, dopo che ho messo giù con Raimo, sono andato a vedere i risultati, mi hanno un po’ sconfortato, i risultati delle regionali dell’Emilia Romagna.
Perché io, se la giornalista di Radio Nettuno mi avesse chiesto come mai non sapevo la data in cui si votava, io le avrei risposto che io, negli anni, avevo maturato dei comportamenti elettorali molto semplici che si potevano riassumere così, che per dare il mio voto a qualcuno, io avevo bisogno che quello lì che votavo avesse un unico requisito: che fosse uno che non aveva la faccia tosta di presentarsi candidato.
Uno che non avesse la faccia tosta di presentarsi candidato potevo pensarci, anche, di votarlo, uno che aveva la faccia tosta di presentarsi no, allora per quello, non sapevo che il 23 di novembre si sarebbe votato, perché tanto sapevo che anche quella volta non sarei riuscito a trovare nessuno, tra i candidati, che non aveva avuto la faccia tosta di candidarsi e quindi, anche quella volta, come succedeva ormai da vent’anni, non sarei andato a votare.
Solo che quando, dopo la telefonata di Raimo, sono andato a vedere i risultati elettorali, il primo dato che sono andato a vedere è stata l’affluenza e è stato anche l’unico è bastato quello, per sconfortarmi, che quando ho visto che erano andati a votare meno del 38 per cento degli aventi diritto, mi sono accorto che io, con la mia scelta di stare a casa, ero in maggioranza, che è una cosa che a me, che, nella mia bastiancontrarite, tendo a compiacermi della mie scelte originali, non piace moltissimo, e è da quando ho visto quel dato che penso che, se voglio esser coerente, la prossima volta il mio comportamento elettorale, che in questi ultimi vent’anni mi ha dato così tante soddisfazioni, forse è ora di cambiarlo, purtroppo, vedremo.
[questo pezzetto l’ho scritto per Internazionale: clic]