Difficile addormentarsi

martedì 26 Aprile 2016

Fuga da Bisanzio

L’anno scolastico termina generalmente con la fine di maggio, quando le Notti Bianche arrivano in questa città per restarvi per tutto il mese di giugno. Una notte bianca è una notte in cui il sole scompare dal cielo solo per un paio d’ore – un fenomeno ben noto alle latitudini settentrionali. Per la città il periodo più magico, quando si può leggere o scrivere alle due del mattino senza bisogno di una lampada e quando i palazzi, spogliati delle loro ombre e con i tetti orlati d’oro prendono l’aspetto di un delicato servizio di porcellana. C’è intorno una tale quiete che quasi si può udire il tintinnare di un cucchiaio che cade in Finlandia. Il rosa trasparente del cielo è così tenue che l’acquerello cilestrino del fiume quasi non riesce a rifletterlo. E i ponti si ripiegano, come se le isole del delta smettessero di tenersi per mano e si lasciassero andare adagio alla deriva, entrando nel filo della corrente, verso il Baltico. In notti simili è difficile addormentarsi, perché c’è troppa luce e perché ogni sogno sarà inferiore a questa realtà. Dove un uomo non fa più ombra, come l’acqua.

[Iosif Brodskij, Guida a una città che ha cambiato nome, in Fuga da Bisanzio, traduzione di Gilberto Forti, Milano, Adelphi 2008 (8), pp. 69-70]

Una tale moltitudine di specchi

martedì 19 Aprile 2016

Fuga da Bisanzio

In definitiva, il rapido accrescersi della città e del suo splendore va attribuito prima di tutto all’onnipresenza dell’acqua. La Neva, scorrendo per venti chilometri, biforcandosi proprio nel centro della città, alimentando i suoi venticinque tortuosi canali grandi e piccoli, fornisce a questa città una tale moltitudine di specchi che il narcisismo diventa inevitabile. È come se la città, rispecchiata ogni minuto secondo da migliaia di metri quadrati di amalgama di argento liquido, fosse costantemente filmata dal suo fiume; e il fiume scarica poi tutta ala pellicola impressionata nel golfo di Finlandia, il quale, in un giorno di sole, sembra trasformarsi in un magazzino di queste immagini abbaglianti. Non stupisce che a volte questa città abbia l’aria di un grande egoista preoccupato esclusivamente del proprio aspetto. È vero che in luoghi simili si fa più attenzione alle facciate che alle facce; ma la pietra è incapace di procreare. L’inesauribile, esasperante moltiplicarsi di tutte queste lesene, colonnati, portici allude alla natura di questo narcisismo urbano, allude alla possibilità che almeno nel mondo inanimato l’acqua possa essere considerata una forma condensata del tempo.

[Iosif Brodskij, Guida a una città che ha cambiato nome, in Fuga da Bisanzio, traduzione di Gilberto Forti, Milano, Adelphi 2008 (8), p. 53]

Staccarsi

martedì 19 Aprile 2016

Fuga da Bisanzio

Non c’è un altro luogo in Russia dove i pensieri si stacchino così facilmente e così volentieri dalla realtà: proprio con l’avvento di San Pietroburgo cominciò a esistere la letteratura russa.

[Iosif Brodskij, Giuda a una città che ha cambiato nome, in Fuga da Bisanzio, traduzione di Gilberto Forti, Milano, Adelphi 2008 (8), p. 52]