Al diavolo!

sabato 4 Giugno 2022

«Al diavolo! Che schifo di mondo!» disse con il tono di un russo a cui vanno male gli affari.

[Nikolaj Gogol’, Il ritratto, in Jurij Man, La poetica di Gogol’, a cura di Cinzia De Lotto, Roma, Lithos 2014, p. 281]

Così imparavano

giovedì 18 Ottobre 2018

Delle volte gli veniva la rabbia quando vedeva che un pittore straniero, un francese, o un tedesco, delle volte neppure un pittore per vocazione, con il solo mestiere che si era fatto abitudine, con la vivacità del suo pennello e la luminosità dei suoi colori faceva scalpore, e si metteva da parte, in un attimo, un capitale. Questo non gli veniva in mente quando, preso tutto il giorno dal proprio lavoro, dimenticava di bere, e di mangiare, e il mondo intero, ma quando, alla fine, si faceva sentire il bisogno, quando non c’erano soldi per comprare i pennelli, e i colori, quando il padrone di casa, ossessionante, veniva dieci volte al giorno a chiedere i soldi dell’affitto. Allora nella sua immaginazione la sorte del pittore ricco diventava invidiabile; allora balenava anche un pensiero che balena spesso nella testa dei russi: piantare lì tutto e mettersi bere a più non posso, per ripicca, così imparavano. E adesso era quasi in una condizione del genere.

[Nikolaj Gogol’, Il ritratto, dai Racconti di Pietroburgo]

Il ritratto

lunedì 27 Agosto 2018

E c’è un personaggio, nel Ritratto di Gogol’, il padrone di una casa sulla quindicesima linea dell’Isola Vasilevskij che «era una di quelle creature come sono di solito i proprietari di case sulla quindicesima linea dell’Isola Vasilevskij, sulla Peterburgskaja storona o in un angolo sperduto di Kolomna, una creatura come ce ne sono tante, in Russia, e il cui carattere è così difficile da determinare come il colore di un soprabito usurato».

Per ripicca

martedì 21 Agosto 2018

Delle volte gli veniva il nervoso quando vedeva che un pittore straniero, un francese, o un tedesco, delle volte neppure un pittore per vocazione, con il solo mestiere che si era fatto abitudine, con la vivacità del suo pennello e la luminosità dei suoi colori faceva scalpore, e si metteva da parte, in un attimo, un capitale. Questo non gli veniva in mente quando, preso tutto il giorno dal proprio lavoro, dimenticava di bere, e di mangiare, e il mondo intero, ma quando, alla fine, si faceva sentire il bisogno, quando non c’erano soldi per comprare i pennelli, e i colori, quando il padrone di casa, ossessionante, veniva dieci volte al giorno a chiedere i soldi dell’affitto. Allora nella sua immaginazione la sorte del pittore ricco diventava invidiabile; allora balenava anche un pensiero che balena spesso nella testa dei russi: piantare lì tutto e mettersi bere a più non posso, per ripicca, così imparavano. E adesso era quasi in una condizione del genere.

[Il pittore Čartkòv, protagonista del Ritratto di Gogol’]