Il peccato del parroco Andrea
Il parroco Andrea si trovava già da diciotto anni in purgatorio, senza sapere perché. Non aveva ancora avuto la definitiva condanna, sebbene negli ultimi anni l’affluenza nel purgatorio non fosse stata così grande. La più parte delle anime si fermava solo un poco e subito veniva trasportata, fra digrignare di denti, all’inferno. Il parroco ogni tanto si faceva coraggio e domandava a qualcuno degli angeli custodi:
– Ma perché mi trattenete ancora qui, signori?
Si stringevano nelle ali e dicevano: – Il vostro processo non è ancora definitivamente concluso, reverendo.
Questi discorsi lo angosciavano, per quanto sia possibile sentirsi angosciato nel purgatorio, perché lui non era consapevole di alcun peccato. Era uno di quegli stimati parroci che son descritti dal romanziere K. V. Rais. Sulla terra aveva tutti i segni buoni di quelle descrizioni: lunghi capelli bianchi, voce tremula di vecchietto, anima di primo ordine, moralmente pura.
Eppure stava da tanti anni nel purgatorio sotto istruttoria.
Negli ultimi tempi gli era compagno un cappellano, che aveva speranza di ottenere una condanna a diecimila anni. Il poveretto aveva guardato per un quarto d’ora le montagne russe, presso l’imbocco, alla mostra del giubileo e, tornato a casa, aveva avuto un infarto.
– Veri merletti di Bruxelles, reverendo, – diceva il povero cappellano al parroco Andrea, la cui anima pura non capiva la differenza tra la sottana semplice e quella dei merletti di Bruxelles.
E gli angeli gli volavano attorno silenziosamente, avevan pena di lui, e gli cantavano belle canzoni sulle parole dei santi padri e gli dicevano:
– Perché non fate il ricorso, reverendo?
E così lui presentò un ricorso scritto.
Illustre Giudizio Universale!
La sottoscritta anima, il parroco Andrea, rivolge l’umilissima preghiera di essere dimesso dal purgatorio e motiva la sua rispettosa domanda con le seguenti ragioni:
a) Il sottoscritto non trova nella sua coscienza nulla che gli potrebbe nuocere. Ha sempre vissuto così com’è scritto nei libri sacri.
b) È del tutto impregiudicato, come può dimostrare il sindaco del villaggio Paluška, che si trova adesso nella caldaia numero 253 nel reparto mite del purgatorio, arredato con ventilatori.
c) Della sua buona condotta e della sua purezza può testimoniare anche il brigadiere dei gendarmi Loukota Giuseppe, vivente adesso in beatitudine in paradiso presso il quinto arganello.
d) Il sottoscritto scoprì una fontanella miracolosa e ne forniva l’acqua gratis agli orfanotrofi e agli istituti di correzione.
e) Studiò con lode, come può testimoniare il direttore del ginnasio Alexius, addetto agli angeli custodi dei ginnasiali nel purgatorio.
f) Il sottoscritto conosce a perfezione il latino, il greco, l’ebraico e l’aramaico.
g) Non ha mai dubitato di niente.
Per queste ragioni prega di essere dimesso dal purgatorio e promette che nel caso di accoglimento della sua umile preghiera, cercherà di dimostrarsi degno di questa fiducia.
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