venerdì 10 Agosto 2012
Il 7 di agosto, alle sette e dieci del mattino, suona il mio cellulare e mi sveglio di colpo e mi volto da una parte e vedo gli occhi sgranati dell’Avvocato.
L’Avvocato è una gatta che da due giorni abita con me insieme a sua sorella che si chiama la Peppa che è lì dietro anche lei e anche lei ha gli occhi sgranati che sembra che pensino, lei e l’Avvocato, “Ma chi è che ti telefona alle sette e dieci del mattino?”. Io invece penso “Ma chi è che mi telefona alle sette e dieci del mattino?”, e prendo il telefono, guardo «Ah, – dico, – è la sveglia».
La cosa che non mi torna, è come mai ho messo la sveglia alle sette e dieci del mattino, solo che poi, quasi subito, mi accorgo che ho addosso l’holter, che è una macchinetta che mi han messo il sei di agosto per controllare i battiti del mio cuore per 21 ore di seguito, e mi ricordo che alle otto devo andare in ospedale a riconsegnarlo.
Allora mi alzo, «Non preoccupatevi, – dico all’Avvocato e alla Peppa, – continuate pure a dormire», e vado in sala, mi vesto, mi faccio il caffè, scendo, prendo la mia bicicletta, venti minuti dopo sono già in un bagno del sotterraneo dell’ospedale maggiore di Bologna a staccarmi gli elettrodi dal petto e a pensare “Ma che vita avventurosa, che ho”. Continua a leggere »
giovedì 9 Agosto 2012
Il cinque agosto, di sera, sono arrivate a casa mia due gattine di due mesi, due sorelle, una nera e una tigrata. Quella tigrata l’ho presa perché sembra uguale identica a una gatta che ha vissuto con me per sedici anni e che è morta il 4 di giugno di quest’anno, si chiamava Learco anche se ogni tanto la chiamavo l’Avvocato per via del fatto che mia nonna, del camino, noi in campagna abbiamo un camino che ha costruito mio babbo e che tira benissimo, e siccome tira benissimo consuma molta legna, e siccome consuma molta legna mia nonna diceva che mangiava come un avvocato, e siccome la gattina che ha vissuto con me per sedici anni mangiava moltissimo, ogni tanto la chiamavo l’Avvocato, come soprannome.
La gattina nera invece l’ho presa perché i gatti neri mi piacciono molto, e anche perché è la sorella dell’Avvocato (la gattina tigrata, dal momento che mangia che sembra che non abbia il fondo, che già a due mesi ha la pancia tigrata che le tocca per terra, mi è sembrato corretto chiamarla, di nome, Avvocato), e anche perché era brutto separarle, anche se la signora che ce le aveva, prima di darmele ha voluto sapere che mestiere facevo, e quando ha saputo che scrivo dei libri ha detto che spera che non ne debba scrivere, in questo periodo, perché tenere dietro a due gattine così piccole ci va un sacco di tempo. Continua a leggere »
mercoledì 8 Agosto 2012
Il quattro di agosto, prima di uscire di casa, sentivo dire per radio che «l’ultima tendenza dell’estate era la borsa termica firmata Intimità». Uscivo di casa per andare in Calabria, a leggere un discorso che si chiamava Noi e i governi. Ci andavo in aereo, dovevo atterrare in un aeroporto che non sapevo neanche qual era, sapevo solo la sigla: SUF. E quando poi ero lì che facevo il ceck-in, scoprivo che SUF era la sigla di Lamezia Terme. Che non c’è neanche una lettera, di SUF, in Lamezia Terme. Dopo, sull’aereo, ti davano il caffè in dei bicchierini di carta che c’era scritto sopra che «il nome della bevanda più diffusa nel mondo può essere scritta in italiano in due modi: tè o the». Dopo, una volta arrivato, quando eravamo per strada, il libraio che mi accompagnava mi faceva notare la pubblicità di una libreria di Catanzaro, se non capivo male, dove, sotto, c’era scritto Fatturazione totale della spesa effettuata. Che voleva dire che loro, tra le loro caratteristiche che li differenziavano dalle altre librerie, come pregio, avevano il fatto che ti fatturavano tutto quello che comperavi, non una parte. E io, che la libreria dove vado, a Bologna, mi fatturan tutto anche loro, ho pensato che quando ci torno, nei prossimi giorni, gli dico di metterlo, nei loro volantini pubblicitari, che fatturano tutto anche loro. Gli dico di scriverci «Anche qui, come in certe librerie di Catanzaro, fatturazione totale della spesa effettuata». Che è una cosa che loro ancora, si vede, non ci hanno pensato.
Dopo arrivavo andavo a dormire. Continua a leggere »
domenica 5 Agosto 2012
Il due agosto, al mattino, con la Battaglia, abbiamo fatto un gioco che ogni tanto facciamo che lei ha fatto un disegno e io dovevo indovinare cos’era, a me sembrava la ruota della morte, invece era il tunnel dell’amore. Dopo abbiam preso l’autobus siamo arrivati alla stazione di Parma, dopo abbiam preso il treno siam tornati a Bologna e devo dire che, sia sull’autobus che sul treno, c’era l’aria condizionata, che non è che sia una cosa molto interessante da dire, però è successo così.
Dopo in stazione a Bologna siamo arrivati che era appena finita la manifestazione in memoria della strage del due agosto alla stazione di Bologna, c’era un palco vuoto, giallo di legno, con sopra scritto «Per non dimenticare», e intorno girava della gente vestita di nero che sembravano dei facchini o degli atrezzisti.
Dopo ci siamo messi lì ad aspettare l’autobus per andare a mangiare e è passato un autobus che non era il nostro, aveva una pubblicità, di fianco, che era la pubblicità della festa nazionale dell’unità, che non si chiama più così, si chiama Festa democratica, però per capire cos’è bisogna usare un nome che si capisca che a me mi sembra che sia il nome vecchio, non quello nuovo, che vuol dire che son vecchio, oramai, come quei signori che l’autobus lo chiamano tram, il Totocalcio lo chiamano Sisal e la Telecom la chiamano Sip.
La cosa strana, in quella pubblicità, è che c’era scritto che la festa nazionale dell’unità sarà a Reggio Emilia, e c’era un simbolo che era la Vela di Caltrava, che la Vela di Calatrava è un cavalcavia della stazione per l’alta velocità di Reggio Emilia.
Che una cosa ancora più strana, che se uno arriva con l’alta velocità a Milano, arriva nella stazione di Milano, se uno arriva con l’alta velocità a Firenze, arriva nella stazione di Firenze, se uno arriva con l’alta velocità a Torino, arriva nella stazione di Torino, se uno arriva con l’alta velcità a Napoli, arriva nella stazione di Napoli, se uno arriva con l’alta velocità a Parma, arriva nella stazione di Parma, se uno arriva con l’alta velocità a Reggio Emilia, adesso, arriva nella stazione di Reggio Emilia, tra qualche mese, quando saranno finiti del tutto i lavori, non arriverà più nella stazione di Reggio Emilia, ma in una stazione nuova, fatta apposta, un po’ a Nord, di Reggio Emilia, proprio davanti al nuovo stabilimento della Max Mara Continua a leggere »
sabato 4 Agosto 2012
Oggi, mi scuserete, ho bisogno di una breve premessa. C’è mia mamma che ha letto la seconda puntata di questo diario (pubblicato sul Foglio di ieri) e mi ha detto che, secondo lei, sarebbe meglio che, su un giornale come il Foglio, io non usassi delle espressioni come “Che due maroni”; allora se, d’ora in poi, trovate in questo diario qualche eufemismo, non è per disprezzo per le espressioni volgari che sono, come testimoniato, tra gli altri, da Jurij Lotman, la parte forse più interessante delle lingue parlate, è per rispetto di mia mamma che è, tra l’altro, una lettrice del Foglio da prima che lo fossi io e conosce questo giornale meglio di quanto lo conosca io, probabilmente, fine della premessa.
Il primo di agosto, insieme a una bambina che in questo diario chiameremo la Battaglia, una bambina che otto anni fa, quando è venuta fuori, in sala parto, io quando l’ho vista per la prima volta mi ricordo ho pensato “Accipicchia, è uguale a me», insieme alla Battaglia, dicevo, il primo di agosto siamo andati in una piscina in provincia di Parma, a Santa Maria del Piano, che c’è una piscina che alla Battaglia piace moltissimo perché si può fare il bagno senza la cuffia.
La Battaglia, una volta, qualche mese fa, mi ha chiesto «Come si intitola il libro che stai scrivendo?». «La banda del formaggio», le ho risposto io. «Ah, – m’ha detto lei, – con le trombe di formaggio, i tamburi di formaggio, le bacchette di formaggio».
Allora così, il primo di agosto, la mattina l’abbiamo passata in piscina a giocare e fare dei bagni, e io, ogni tanto, quando la Battaglia andava su e giù per gli scivoli, c’eran degli scivoli per i bambini che li buttavano in acqua, io ogni tanto mi andavo a stendere a leggere il libro che stavo leggendo, Perché la gente si droga, di Lev Nikolaevič Tolstoj, che io, Lev Nikolaevič Tolstoj, tutti dicono che era matto, a me mi sembra una delle persone più ragionevoli che abbia mai conosciuto, anche se non l’ho mai conosciuto.
Dopo in piscina, con la Battaglia, abbiam fatto una lotta giapponese che non aveva un nome preciso, e non era neanche molto bella da vedere, ma comprendeva un colpo segreto che quando uno lo porta in modo corretto, quello che viene colpito dopo due mesi muore.
Io e la Battaglia, ci piacciono molto, questi sport estremi e rai, quando siamo a Bologna facciamo spesso delle sessioni di camminaggio artistico.
Dopo lì, in piscina, dietro alla Battaglia a un certo punto è caduta giù una bambina, che è data già dalle scale è caduta dritta sul tappetino ha fatto anche un rumore abbastanza pesante sembrava che fosse caduta dal cielo, sembrava un’opera di Daniil Charms, che è uno scrittore russo dei primi del novecento che campava facendo lo scrittore per bambini ma lui i bambini non li sopportava, e nei suoi scritti ai bambini gliene succedono di tutti i colori a un certo punto ha anche scritto, Daniil Charms: «Massacrare bambini è una cosa crudele, ma qualcosa con loro bisogna pur fare». Continua a leggere »
venerdì 3 Agosto 2012
Il 31 di luglio, al mattino, la prima cosa che ho fatto, sono andato a correre. Andare a correre, negli ultimi vent’anni, secondo me cinque o sei anni io li ho passati che andavo a correre. Adesso ho appena ricominciato, il 31 di luglio era il terzo giorno, e una cosa strana, di andare a correre, è che i primi giorni, che non sei ancora abituato, ti svegli al mattino che hai un pensiero che pensi “Vacco mondo, devo andare a correre”. Poi decidi che prima di tutto fai colazione, e dopo colazione, hai appena mangiato, non puoi andare a correre, “Ci vado verso le undici”, pensi. Dopo, quando sono le undici, ti viene in mente che devi andare a correre “Vacco mondo – ti vien da pensare – devo andare a correre”. Poi ti chiedi se, piuttosto che andare a correre, non sia meglio lavorare ancora un po’ e poi mangiare e a correre andarci al pomeriggio, magari, e ti rispondi che sì, è meglio. Dopo, quando poi è pomeriggio, che ti viene in mente che devi ancora andare a correre, e magari hai finito il lavoro che dovevi fare, la cena è ancora lontana, non trovi nessuna ragione per rimandare e pensi “Vacco mondo, devo andare a correre”, e dopo che hai pensato così ti metti le scarpe per correre, e dopo che ti sei messo le scarpe per correre, è fatta. Non devi far più nessuna fatica. La cosa più difficile non era andare a correre, era mettersi le scarpe per correre e il 31 di luglio, a me non piace parlare bene di me, ma devo dire che son stato bravo, sono andato a correre al mattino le ho trovate subito, le scarpe per correre, e poi dopo son tornato a casa che ero in quella condizione di quando sei esausto, ma non quell’esaustione che andresti a dormire, no, quell’esaustione che tu sei esausto ma stai d’un bene. Continua a leggere »
mercoledì 1 Agosto 2012
Qualche giorno fa mi ha chiamato un giornalista mi ha chiesto cosa avrei fatto quest’estate, nel senso di agosto, «l’estate dello spread», ha detto lui, e io gli ho risposto che quest’estate, nel senso di agosto, l’estate dello spread, avrei lavorato, che dovevo finire un romanzo e scriverne un altro e che siccome agosto, in città, è un mese adattissimo, per lavorare, che nessuno ti telefona nessuno ti scrive nessuno ti cerca nessuno ti suona nemmeno al citofono, che anche le pubblicità nelle cassette, il mese di agosto, non ce le mettono, qualcuno deve finire un romanzo e scriverne un altro non può immaginare un mese migliore del mese di agosto, per lavorare, dicevo io l’altro giorno al telefono con un giornalista che era il 26 o il 27 di luglio, se non mi sbaglio. Solo che poi, il giorno dopo, sarà stato il 27 o il 28 di luglio, intanto che tornavo da far spesa sulla mia bicicletta, che io, quando posso, che non piove forte, non avendo la macchina e non sopportando, d’estate, il caldo che c’è sopra gli autobus, che a Bologna, d’estate, se stiamo a una mia indagine empirica stilata nel mese di luglio le tre volte che ho preso l’autobus, a Bologna, d’estate, due volte su tre non funziona l’aria condizionata, sugli autobus, ma non volevo dir quello, volevo dire che io, il giorno dopo, il 27 o il 28 di luglio, intanto che tornavo da fare spesa sulla mia bicicletta su via Porrettana, mi son ricordato che io, di solito, quando lavoro alla scrittura di un romanzo, il fatto di non avere niente e nessuno che mi disturba è una cosa che un po’ mi disturba, ho pensato io l’altro giorno. Continua a leggere »
martedì 31 Luglio 2012
Oggi comincia, sul foglio, un diario del mese di agosto che, in un certo senso, lo scriverò io. Agosto, io credo che lo passerò prevalentemente a Bologna a lavorare. Allora sarà un diario di un mese di agosto, a Bologna, a lavorare, prevalentemente. Si dovrebbe intitolare Il mondo è pieno di gente che sta a casa. Cinque puntate ogni settimana, una paginetta (di libro) a puntata, che corrisponde a qualche riga in seconda pagina, in un giornale. Per tutto il mese, forse. Volevo dir quello.