venerdì 29 Marzo 2019
Raymond Carver è morto con Čechov tra le mani: nel suo ultimo libro di poesie in prosa, “Il nuovo sentiero per la cascata”, usa frammenti čechoviani come fossero suoi. “Ne ho il diritto. Lo adoro”: così Čajkovskij si era difeso dall’accusa di aver copiato Beethoven. Carver si era annotato questa frase.
[Fausto Malcovati, Il medico, la moglie, l’amante]
domenica 25 Marzo 2018
[Sono stato a vedere una cosa, a teatro, che si intitolava Il giardino dei ciliegi, ma un po’ così, per finta, e mi è venuto in mente questo pezzetto che ha scritto Čechov, che è quello che ha scritto Il giardino dei ciliegi vecchio, non questo nuovo che ho visto io oggi, il vecchio]
Quello che gli scrittori aristocratici ottengono gratis, gli intellettuali borghesi lo acquistano a prezzo della loro giovinezza. Provate un po’ a scrivere la storia di un giovane, figlio di un servo della gleba, che è stato garzone di bottega, cantore in chiesa, allievo di ginnasio, studente universitario, spesse volte frustato, educato a venerare le gerarchie, a baciar la mano ai popi, a inchinarsi alle idee altrui, a profondersi in ringraziamenti per ogni boccone di pane; di un giovane che andava a dar ripetizioni senza galosce, s’azzuffava con i compagni, pranzava con piacere dai parenti ricchi, era ipocrita con Dio e con gli uomini senza nessun bisogno, solo perché consapevole della propria nullità. Provate a raccontare come quel giovane sia riuscito a strizzare fuori, goccia a goccia, il servo che ha in sé, e come destandosi un bel mattino, sente che nelle sue vene non scorre più sangue di servo ma vero sangue di uomo libero.
(Lettera a Suvorin, 7.I.1889)
[Fausto Malcovati, Il medico la moglie l’amante (come Čechov cornificava la moglie-medicina con l’amante-letteratura), Milano, Marcos y Marcos 2015, p. 35 ]
venerdì 22 Aprile 2016
Venerdì 22 aprile,
a Andria,
al Genius Loci,
in via Cavallotti 29,
alle 19,
presento Fausto Malcovati che parla del
Medico, la moglie, l’amante
(come Čechov cornificava
la moglie medicina
con l’amante letteratura)
venerdì 9 Ottobre 2015
Sono appena usciti i primi due libri di una nuova collana alla quale, con la casa editrice Marcos y Marcos, pensavamo da qualche anno; la collana è ispirata a una celebre collana russa diretta da Maksim Gor’kij e intitolata «Vite di uomini illustri», una serie di biografie scritte da persone che, abitualmente, non scrivevano biografie, per esempio Michail Bulgakov, al quale era stata affidata la vita di Molière, o Viktor Šklovskij, che per Vite di uomini illustri è stato un meraviglioso biografo di Lev Tolstoj.
La collana italiana che è appena partita prende il titolo dall’opera numero 13 delle Opere complete di Learco Pigagnoli, che è un filosofo emiliano che ha scritto un solo libro che poi non l’ha scritto neanche lui (l’ha scritto Daniele Benati) e l’opera numero 13 fa così: «Opera numero 13. Tranne me e te, tutto il mondo è pieno di gente strana, e poi anche te sei un po’ strano».
Ecco: per Il mondo è pieno di gente strana sono usciti da poco i primi due libri: Sono socievole fino all’eccesso (vita di Montaigne), di Ugo Cornia, e Il medico, la moglie l’amante (come Čechov cornificava la moglie-medicina con l’amante-letteratura) di Fausto Malcovati.
Nel libro di Cornia si racconta la vita di Montaigne partendo da Essais, l’opera di Montaigne nella quale si legge: «nessuna stagione mi è nemica, se non il calore intenso d’un sole sferzante… mi piacciono la pioggia e il fango, come alle anitre. Il cambiamento d’aria e di clima non mi dà alcun fastidio: qualsiasi cielo è per me lo stesso», e «È possibile evitare la debolezza e i mali della vecchiaia? Sì. Basta morire prima», e «Tutta la saggezza e i ragionamenti del mondo non si riducono che a questo, di insegnarci a non aver paura di morire»; la conoscenza di Montaigne attraverso il libro di Cornia porta il lettore a conoscere anche il miglior amico di Montaigne, Etienne de la Boétie, l’autore del Discorso sulla servitù volontaria, un’opera del 1576 nella quale si legge: «Vorrei solo capire come sia possibile che tanti uomini, tanti paesi, tante nazioni, a volte sopportino un solo tiranno che non ha altra potenza se non quella che essi gli concedono; che non ha potere di nuocere, se non in quanto essi hanno la volontà di sopportarlo». «La libertà – continua La Boétie, – è la sola cosa che gli uomini non desiderano affatto, o almeno così sembra, per la semplice ragione che se la desiderassero l’avrebbero», che per essere un pensiero del 1576 è un pensiero abbastanza stupefacente, come molti altri pensieri che si trovano in questo libro, come questo: «Montaigne (nel suo viaggio in Italia) trova che il papa parla un italiano che risente troppo del suo vernacolo bolognese, il peggiore d’Italia».
Se il libro di Cornia è illuminato da una simpatia per Montaigne che l’autore non sa e non vuole nascondere, la stessa cosa vale per Malcovati e per Čechov.
Nel Medico, la moglie, l’amante, Čechov è simpatico anche quando si lamenta («Conversazioni lunghe e sciocche, visite, postulanti, miseri guadagni di uno, due rubli, insomma una baraonda che fa venir voglia di scappare di casa. Mi chiedono soldi e non me li restituiscono, mi portan via libri, mi fanno perder tempo… Mi manca solo un amore infelice»), e quando poi trova l’amore felice, le lettere alla moglie Ol’ga sono una parte non indifferente dell’incanto di questo libro («Quando Ol’ga, in un momento di depressione, si chiede che senso abbia la su vita, Čechov le risponde: “Che cos’è la vita? È come chiedere che cos’è una carota. Una carota è una carota, di più non si sa”»). E resta in mente, alla fine della lettura, un’epigrafe di Vasilij Grossman che vale per Čechov e forse vale un po’ anche per Montaigne: «Čechov ha introdotto nei suoi racconti milioni di persone di tutte le classi, ceti, età da vero democratico, lo capite? Da vero democratico! Nessuno, neanche Tolstoj, ha detto con tanta chiarezza: noi tutti, prima di ogni altra cosa, siamo uomini, capite? Uomini, uomini, uomini. Solo in un secondo tempo siamo vescovi, bottegai, possidenti, operai. Gli uomini sono buoni o cattivi non in quanto vescovi o operai, ma in quanto uomini».
[uscito ieri su Libero]
giovedì 8 Ottobre 2015
Nel libro di Malcovati su Čechov, Il medico, la moglie, l’amante, c’è una cosa piccola che riguarda la relazione tra Čechov e la donna di cui è innamorato, l’attrice russa, di origine tedesca, Ol’ga Knipper. Malcovati fa un elenco dei nomignoli con cui Čechov chiama Ol’ga nella loro corrispondenza, e questi nomignoli sono: «tesoro, angelo, Knippuccia, tedeschina, attricciuzza, mia piccola assennata, citrullina, cimicetta, capodoglietto, cavalluccia, cagnolino mio senza coda, mia e finalmente mogliettina mia cara. Sì, si sposano», scrive Malcovati. Ecco. Io, quando ho letto questo elenco ho pensato che questo era un elenco che, pur essendo un elenco, una cosa sintatticamente di una semplicità imbarazzante, mi diceva moltissimo, della relazione tra Čechov e la moglie, e che mi piaceva ancora di più perché non mi diceva cosa, o perché, mi diceva come.
mercoledì 7 Ottobre 2015
Mercoledì 7 ottobre,
a Milano,
ai Frigoriferi milanesi,
in via Piranesi, 10,
alle 20 e 30,
si parla di
Sono socievole fino all’eccesso (vita di Montaigne),
di Ugo Cornia,
e di Il medico, la moglie, l’amante
(come Čechov cornificava la moglie-medicina
con l’amante-letteratura),
di Fausto Malcovati,
con Ugo Cornia e Fausto Malcovati.
lunedì 5 Ottobre 2015
“Voi mi rimproverate” scrive a Suvorin “la mia obiettività, la chiamate indifferenza al bene e al male, mancanza di ideali e via dicendo. Vorreste che, descrivendo i ladri di cavalli, dicessi ‘rubare è male’. Ma questo è già noto anche senza di me. Per condannarli ci sono già i giudici, a me spetta di mostrarli come sono e basta”.
[Fausto Malcovati, Il medico, la moglie, l’amante. Come Čechov cornificava la moglie-medicina con l’amante-letteratura, Milano, Marcos y Marcos 2015, p. 138]
domenica 4 Ottobre 2015
In generale faccio una vita triste e in certi momenti comincio a odiare, cosa che prima non mi succedeva. Conversazioni lunghe e sciocche, visite, postulanti, miseri guadagni di uno, due rubli, insomma una baraonda che fa venir voglia di scappare di casa. Mi chiedono soldi e non me li restituiscono, mi portan via libri, mi fanno perder tempo… Mi manca solo un amore infelice.
[Fausto Malcovati, Il medico, la moglie, l’amante. Come Čechov cornificava la moglie-medicina con l’amante-letteratura, Milano, Marcos y Marcos 2015, p. 85]
venerdì 2 Ottobre 2015
Venerdì 2 ottobre,
a Bologna,
alla libreria Ambasciatori,
in via degli Orefici 19,
alle 18,
si parla di
Sono socievole fino all’eccesso, vita di Montaigne,
di Ugo Cornia,
e di Il medico, la moglie, l’amante, come
Čechov cornificava la moglie-medicina
con l’amante-letteratura,
di Fausto Malcovati,
con Ugo Cornia e Fausto Malcovati.
giovedì 17 Settembre 2015
Quando Ol’ga gli annuncia che la Chaljutina, interprete di Šarlotta, è incinta e deve essere sostituita, Čechov, che è insoddisfatto di quasi tutti gli interpreti del Giardino, commenta: “Peccato che non possa rimanere incinta anche Leonidov (secondo lui pessimo Lopachin) o Aleksandrov (sostituto mediocre di Trofimov)”. E aggiunge: “Sogno l’estate! Ho voglia di rimanere solo con te, scrivere, pensare”. Quando lei, in un momento di depressione, si chiede che senso abbia la sua vita, Čechov le risponde: “Che cos’è la vita? È come chiedere che cos’è una carota. Una carota è una carota, di più non si sa”.
[Fausto Malcovati, Il medico, la moglie, l’amante, Milano, Marcos y Marcos 2015, p. 206 (è uscito oggi)]