Quando il pittore esce di casa

domenica 15 Dicembre 2013

Cavazzoni, Fantasticazioni

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Quando il pittore (il fotografo eccetera) (sia pure anche un pittore semplice e senza pretese) esce di casa e corre in un luogo, è perché sente che il mondo scappa; e deve correre, anche se per la verità il mondo non smette mai di scappare, in genere però non ci si pensa; ma improvvisamente aprendo la finestra al mattino e vedendo la brina sui tetti, improvvisamente uno ci pensa e gli viene l’urgenza, che è l’urgenza di andarlo a fermare, insieme a una specie di disperazione, perché al massimo è un pezzettino minimo che si può sperare di fermare.

[Ermanno Cavazzoni, Il limbo delle fantasticazioni, Macerata, Quodlibet 2009, p. 65]

Paratesti (sta per uscire)

sabato 19 Settembre 2009

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Ermanno Cavazzoni, nato nel 1947 a Reggio Emilia, vive a Bologna dove insegna all’Università. Ha scritto libri di narrativa, ma sempre piuttosto anormali, che infatti lui stesso non sa come classificare, se non come sfoghi di maniacalità. «Mi vengono così – dice – dovete scusare».
Ha scritto Il poema dei lunatici (1987, dal quale Federico Fellini ha tratto il suo ultimo film La voce della luna), Le tentazioni di Girolamo (1991), Vite brevi di idioti (1994), Cirenaica (1999), Gli scrittori inutili (2002), Storia naturale dei giganti (2007), e altre cose qui e là, tra cui Morti fortunati (2002). Quel po’ che ha imparato dice che l’ha imparato da Federico Fellini e da Gianni Celati, «lavorando con loro a bottega». Poi per il resto la vita passa tra tante illusioni; uno guarda indietro e dice: si vede che la mia vita era questa, si vede che comprendeva a un certo punto anche dei libri.