Il ’68

venerdì 26 Dicembre 2014

Antonio Pennacchi, Il fasciocomunista

Intanto si era fatto il 1969. Tutti adesso dicono «Il ’68! Il ’68!». Io che ti debbo dire? A me m’è piaciuto di più il ’69.

[Antonio Pennacchi, Il fasciocomunista, Milano, Mondadori 2011, p. 103]

Scienza delle costruzioni

mercoledì 24 Dicembre 2014

Antonio Pennacchi, Il fasciocomunista

È cominciato il terzo [geometri] con più materie professionali. Il biennio era stato più generico. Adesso c’erano topografia, estimo, costruzioni. Topografia e estimo non li ho mai potuti soffrire. Scienza delle costruzioni sì, m’è piaciuta subito, quasi come italiano e storia, soprattutto le questioni della statica: come fanno i corpi a restare in piedi – in equilibrio – pure sottoposi alle tensioni; il momento massimo flettente d’una trave; il sigma di sicurezza; il sigma di rottura; lo snervamento dei materiali; la flessione, il taglio, la torsione; pressione e trazione. È grazie a questa roba che l’uomo costruisce, e costruisce in modo che la roba poi non caschi. Solo dopo tanti anni ho capito perché mi piaceva: la statica e la scienza delle costruzioni non riguardano solo le case e i ponti. Riguardano tutto. Pure le dinamiche sociali, i rapporti d’amore, i testi poetici. Non puoi caricare un corpo con un peso superiore a quello che può reggere. Si rompe. E non si rompe all’improvviso. Prima si snerva. Se lo guardi bene te ne accorgi. Si snerva una volta, due volte, tre volte. Poi si spacca. E nemmeno puoi costruire un corpo con dimensioni spropositate rispetto al peso che deve reggere. Una montagna che regge un topo non ha senso, è uno spreco. E lo spreco non è solo immorale, è soprattutto brutto, antiestetico. Per questo l’Inferno è un capolavoro e Dante Alighieri è Dante Alighieri: ogni cosa è strettamente dimensionata a quello che deve raccontare, non c’è una sola parola in più – una sillaba – e a te pare che tutto si regga per miracolo, giusto lo stretto necessario, con neanche un elemento a sezione larga o una trave a T. Solo travetti che vanno da una parte all’altra, si inclinano, si incrociano – tutti calcolati al minimo pelo – ma messi insieme fanno una struttura reticolare indistruttibile. Una struttura biologica. La vita.

[Antonio Pennacchi, Il fasciocomunista, Milano, Mondadori 2011, p. 103]