sabato 26 Ottobre 2013
18 gennaio
Rileggendo le prime pagine di questo diario mi chiedo se ho usato nel modo giusto la parola “vergine”. Perché nel dizionario c’è scritto: “Dicesi di una terra non manipolata, incolta” e io, non per vantarmi, sono piuttosto colta. Ma devo rassegnarmi, ci sarà più di un errore in queste pagine destinate esclusivamente ai posteriori.
[Raymond Queneau, Il diario intimo di Sally Mara, traduzione di Leonella Prato Caruso, Milano, Feltrinelli 2009, p. 14]
venerdì 9 Agosto 2013
Ho sventolato il fazzoletto e ora lo inzuppo di lacrime prima di stringerlo, stanotte, tra le gambe, sul cuore. Oh, God, chi mai conoscerà il mio tormento, chi mai saprà che Monsieur Presle porta con sé tutta l’anima mia, la quale è certamente immortale. Non mi ha mai fatto niente, Michel. Monsieur Presle, voglio dire. So che gli uomini della sua età fanno certe cose alle ragazze pazzarelle della mia. Quali cose e perché? Lo ignoro. Io sono vergine, vale a dire non ho mai subito manipolazioni (“terreno vergine: terreno che non ha mai subito manipolazioni” dice il dizionario). Monseur Presle non mi ha mai toccata. Soltanto la sua mano sulla mia. Talvolta essa mi scivolava lungo la schiena per darmi qualche leggera pacca sul popò. Semplici gesti di cortesia.
[Raymond Queneau, Il diario intimo di Sally Mara, traduzione di Leonella Prato Caruso, Milano, Feltrinelli 2009 (14)]