Stanotte

martedì 13 Ottobre 2009

Ero troppo stanco, stanotte, per scrivere delle cose, allora sono andato alla libreria per prendere Vita di Moravia, di Alain Elkann, lo volevo misurare.
Solo che non l’ho trovato, ‘ero troppo stanco per cercarlo bene, allora ho misurato Il bambino che sognava la fine del mondo, di Antonio Scurati.
21 per 15 per 2,5.
Buonanotte.

Dopo

martedì 25 Agosto 2009

Veramente non sapevo cosa scrivere. Allora sono andato ancora alla libreria, ho preso ancora il primo libro che mi è capitato, Il bambino che sognava la fine del mondo, di Antonio Scurati, sono andato in cucina, l’ho pesato, pesava 465 grammi. E basta.

In avanti

giovedì 18 Giugno 2009

Mi ricordo di un saggio di Trubeckoj, se non sbaglio, su Delitto e castigo, di Dostoevskij, dove Trubeckoj aveva contato quante volte, in Delitto e castigo, compare la parola russa vdrug, che significa improvvisamente, e era risultato che compariva più di quattrocento volte; c’erano più vdrug che pagine, nell’edizione di Delitto e Castigo consultata da Trubeckoj (il russo è una lingua più sintetica dell’italiano, e i russi le pagine dei libri le riempiono tutte: caratteri piccoli e margini stretti).
Sarebbe, forse, interessante, contare quante volte, nel romanzo di Antonio Scurati Il bambino che sognava la fine del mondo, compaiono le espressioni Da allora in avanti, Da allora in poi, Da quel momento, Da lì in avanti, Da quel momento in avanti, D’ora in avanti o D’ora in poi. Io credo perlomeno un’ottantina, che corrispondono a una decina di punti, all’interno del romanzo, in cui il mondo, a Bergamo, che è la città in cui il romanzo è ambientato, improvvisamente (vdrug) cambia direzione, si ribalta, si rivoluziona, come se si aprisse una nuova era. Era che però, poverina, è brevissima, perché dura poche pagine, fino al successivo Da allora in avanti, o Da allora in poi, o Da quel momento, o Da lì in avanti, o Da quel momento in avanti, o D’ora in avanti, o D’ora in poi. E niente. Ho finito di leggerlo oggi. Poi l’ho pesato. 470 grammi.

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Eh

mercoledì 17 Giugno 2009

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La madre, purtroppo, non era ammessa. Quei quarantacinque minuti di attesa erano uno strazio, al punto che per sopportarli aveva perfino ripreso a fumare. Un vizio al quale aveva rinunciato da quasi sei anni oramai, dal primo giorno in cui la futura mamma aveva appreso che la sua bambina le stava crescendo nel ventre. Ma avrebbe volentieri sopportato qualsiasi sacrificio per lei, anche un cancro ai polmoni. La piccola aveva conosciuto l’inferno, eppure i medici non disperavano, con la dovuta assistenza, di poterla guarire. Sarebbe stato un lungo calvario ma ce l’avrebbero fatta. Quei dottori erano tra i migliori al mondo.

[Antonio Scurati, Il bambino che sognava la fine del mondo, cit., pag. 199]