Un po’ per tutte queste cose insieme
“Perché fa caldo, perché le macchine dell’ufficio scrivono, sommano, sottraggono e moltiplicano senza sosta, perché è passato un autobus per tre anni di seguito davanti a quella orribile casa di Avenida Arequipa, per tre anni quattro volte al giorno, il che, senza contare i giorni festivi e le vacanze, fa tremila e seicento volte, perché ha visto per la strada quel vecchio con il naso tumefatto come una melanzana viola e poi quel tizio che in un angolo gli ha puntato il moncherino sulla faccia e gli ha chiesto un sol per comprare qualcosa da mangiare, perché in fin dei conti è il 31 dicembre, e si annoia e ha sete, un po’ per tutte queste cose insieme Ludo lascia perdere l’istanza di pignoramento che sta scrivendo e lancia un sonoro gemito, che deve aver qualcosa di simile a quello che emettono gli impiccati, gli squartati. Un centinaio di teste, per lo più calve, si girano a guardarlo e, poco avvezzi quali sono alle novità, tornano a concentrarsi sui loro scrittoi. Ludo strappa l’istanza e, al suo posto, scrive una lettera di dimissioni. Il capo cerca di dissuaderlo con melliflue argomentazioni ma, verso sera, Ludo si lascia per sempre alle spalle la Grande Impresa, dove ha sudato e sbadigliato per tre anni consecutivi nel fiore della gioventù”.
Comincia così I genietti della domenica, di Julio Ramòn Ribeyro, da poco uscito in italiano per la casa editrice laNuovafrontiera nella traduzione di Nicoletta Santoni.
Il protagonista di questo romanzo, un ragazzo che si chiama Ludo, discendente da un’importante, e decaduta, famiglia peruviana, è uno studente di giurisprudenza fuori corso che non sa niente. Va con le donne perché crede che un uomo debba andare con le donne, beve perché crede che un uomo debba bere, cerca lavoro (dopo aver dato, all’inizio, le dimissioni da quello che aveva), perché crede che si debba pur lavorare, ma di preciso tutte queste cose, e anche tutto il resto, lui non le sa. Continua a leggere »