Spiegarsi bene
Il primo romanzo di Maurizio Maggiani che ho letto è un romanzo del ’92 che si intitola Felice alla guerra e racconta, se non ricordo male, di un impiegato italiano che, quando c’è la guerra in Iraq, prende paura e si mette in aspettativa e scrive una specie di diario come se fosse in guerra anche lui. Mi era sembrato che Maggiani avesse trovato una soluzione narrativa che funzionava benissimo e ho, di quel romanzo, un ricordo che mi vien da dire grato. E quando, quasi vent’anni dopo, il 7 luglio del 2010, ho visto Maggiani per la prima volta, a Reggio Emilia, in una serata in cui si ricordavano i cinquant’anni che eran passati dal 7 luglio del 1960, che è un giorno in cui a Reggio Emilia hanno ucciso cinque operai perché facevano sciopero (governo Tambroni), quando ho sentito Maggiani parlare di quei fatti noti come i fatti di Reggio Emilia, io mi aspettavo la stessa voce persa e spaurita che mi era così piaciuta dentro quel romanzo e mi ero molto sorpreso quando Maggiani, nel suo discorso di venti minuti, buona parte delle frasi che aveva detto le aveva cominciate con: «Dovete sapere». Che io, mi ricordo, avevo pensato che, in quella piazza, lui forse non lo sapeva, ma c’erano molte persone che dei fatti di Reggio Emilia probabilmente ne sapevano più di lui e che se non s’erano alzati e non gli avevano detto «No, è lei, che deve sapere» è probabilmente perché l’avevano compatito, avevo pensato. Continua a leggere »