Indubbiamente

domenica 14 Gennaio 2018

L’uomo che, più di chiunque altro, probabilmente, è responsabile del mito di Pietroburgo è uno scrittore, si chiama Fëdor Dostoevskij, è nato a Mosca, e Pietroburgo, probabilmente, non gli piaceva, se è vero che il suo uomo del sottosuolo si lamenta del fatto di avere «la disgrazia di abitare a Pietroburgo, la più astratta e premedita città del globo terrestre».
Anche se, con Dostoevskij, non si sa mai bene.
Nel suo Diario di uno scrittore si legge: «Quanto alla questione, che razza di uomo io sia, mi contenterò di esprimermi così: je suis un homme heureux, qui n’a pas l’air content (sono un uomo felice, che a guardarlo non sembra contento)».
Mi piace molto un biglietto che si dice che Dostoevskij lasciasse di fianco al suo letto quando era piccolo: «Può darsi che oggi cada in letargo. Non seppellitemi prima di molti giorni».
Questa è voglia di vivere, indubbiamente.

[Dalla Guida di Mosca e San Pietroburgo del Touring, in preparazione]

L’ultima volta che ci son stato

martedì 26 Settembre 2017

E quando poi, come dicevo, son stato a Mosca per la prima volta, e ho cercato la Màlaja Brónnaja e gli stagni Patriàršie, negli stagni l’acqua era ghiacciata e c’eran dei bambini che giocavano a hockey e a me era sembrato, me lo ricorderò sempre, un’allucinazione, probabilmente, mi era sembrato di sentire odore di pettinatrice e avevo pensato che io, nella mia vita, se non avessi letto quel romanzo lì di Bulgakov, non avrei mai riconosciuto l’odore di pettinatrice e non avrei probabilmente mai avuto di queste allucinazioni.
L’ultima volta che ci sono stato, agli stagni Patriaršie, ho cercato il chiosco di bevande per bere un succo di albicocca e non l’ho trovato, ho trovato invece un cartello, uno di quelli rotondi, cerchio rosso su fondo bianco, con una striscia rossa nel mezzo, un divieto, e in nero c’eran le sagome che definivano cos’era vietato ed erano un signore straniero elegante, il suo scudiero, che nel romanzo si chiama Azazello, e un gatto enorme, come un ippopotamo, e sotto c’era scritto che «È vietato parlare con gli sconosciuti», in quella piazza di Mosca.
E di fronte al cartello, avevo saputo poi dopo, c’eran montate delle telecamere perché quel cartello, i primi quattro anni che era stato montato, l’avevan rubato sei volte, per quello forse quando ci andrete non lo trovate.

[grazie a Luca]

A Mosca

domenica 24 Settembre 2017

Tutte le volte che vado a Mosca, c’è un posto dove vado per piangere. È il cimitero del monastero di Novodevič’e. Ci vado per portare tre fiori sulla tomba del poeta su cui ho fatto la tesi, che si chiama Velimir Chlebnikov e che è nato nel 1885 e è morto nel 1922. E poi, tutto le volte, mi metto a piangere. Non so perché. Prima che nascesse mia figlia, pensavo che gli anni che avevo lavorato su Chlebnikov fossero il periodo più bello della mia vita, e tutte le volte che sono lì, sulla tomba di Chlebnikov, mi torna in mente la prima poesia di Chlebnikov che ho letto, nell’ottantanove, alla biblioteca Guanda di Parma: «Quando stanno morendo, i cavalli respirano, Quando stanno morendo, le erbe si seccano, Quando stanno morendo, i soli si bruciano, Quando stanno morendo, gli uomini cantano delle canzoni». Credo però che una visita al cimitero del monastero di Novodevič’e di Mosca, sia una cosa interessante anche per chi non ha fatto la tesi su Chlebnikov.

Contribuire

sabato 23 Settembre 2017

Sto scrivendo dei contributi, se così si può dire, per la nuova edizione della guida del Touring di Mosca e San Pietroburgo, e ogni tanto cerco dei libri, nella confusione della mia libreria, ieri sera ne ho cercati tre e li ho trovati tutti e tre quasi subito e ci son rimasto male: credevo di avere la libreria molto in disordine, invece è un periodo che non son bravo nemmeno nel disordine, mi è venuto da pensare ieri sera intanto che scrivevo dei contributi per la guida del Touring di Mosca e San Pietroburgo.