Descrescita
“Decrescita” è una parola ignota a Mosca.
[Valentina Parisi, Guida alla Mosca ribelle, Roma, Voland 2017, p. 21]
“Decrescita” è una parola ignota a Mosca.
[Valentina Parisi, Guida alla Mosca ribelle, Roma, Voland 2017, p. 21]
Mercoledì 18 aprile,
a Firenze,
alla libreria
La Cité,
in Borgo San Frediano, 8,
alle 19,
Guida alla Mosca Ribelle,
di (e con) Valentina Parisi
Poco distante dal monumento-fantasma a Bakunin, si erge quello più reale a Lenin ginnasiale tuttora visibile nel giardinetto tra il civico 6 di pereulok Ogorodnaja Sloboda e Gusjatnikov pereulok. Opera di Vladimir Cigal’, il quale lo realizzò nel 1950, fu collocato solo vent’anni dopo davanti all’allora Palazzo dei Pionieri, per ricordare ai bambini moscoviti quale fosse il modello a cui ispirarsi. Imberbe, ma già consapevole della missione che lo attende, la futura guida del proletariato mondiale incede sicuro di sé nella sua tenuta scolastica, con un libro nella mano destra e la sinistra a reggere la giacca gettata con disinvoltura sulla spalla. Un’immagine in contrasto con l’iconografia tradizionale che, di regola, ritrae Il’ič ormai adulto, con l’immancabile berretto operaio calcato in testa e le braccia elevate in aria a incitare invisibili rivoltosi.
Abbattuto da un pioppo caduto durante un temporale il 18 luglio 2008, Lenin ginnasiale fu restaurato e rimesso al suo posto l’anno successivo, a conferma della immutata pietas dimostrata nei confronti del capo bolscevico. Un rispetto che evidentemente va al di là di congiunture politiche e revisionismi e fa sì che Mosca possa vantare tuttora una novantina di statue a Lenin. Singolare che, a svariate migliaia di chilometri più a est, davanti all’università di Kazan’ frequentata a suo tempo da Lenin, s’innalzi una copia assolutamente identica del monumento di Cigal’. Cosìcché sia a Mosca sia a Kazan’ il giovane Vladimir Ul’janov continua a marciare imperterrito verso il liceo classico i Simbirsk, da lui concluso a pieni voti con la medaglia d’oro nel 1887. Stampata in volta ha sempre la stessa aria antipaticuccia da primo della classe, quello che non lascia copiare i compagni e sa tutte le risposte. Una versione più ottimista reperibile sul web russo sostiene invece che assomigli a Leonardo Di Caprio.
[Valentina Parisi, Guida alla Mosca ribelle, Roma, Voland 2017, pp. 178-179]
Nella sua Città del Sole (1602), il frate domenicano Tommaso Campanella prefigurava una società utopica in cui le scuole sarebbero diventate superflue, perché “la Sapienza, con ordine ammirabile”, avrebbe fatto “adornare tutte le mura interne e esterne, superiori e inferiori di pregiatissimi dipinti raffiguranti tutte le scienze”. All’esterno del sesto girone, in particolare, sarebbero stati raffigurati “tutti i sommi uomini nelle scienze, nell’armi e nella legislazione”, cosicché i bambini. incoraggiati dai loro maestri a “imparare senza fatica, e quasi a modo di divertimento”, sarebbero stati in grado di distinguerne le sembianze fin dalla più tenera età. Di certo il frate visionario non poteva immaginare che da lì a tre secoli, in tutt’altra parte del mondo, un gruppo di suoi ammiratori avrebbe cercato di realizzare quel progetto, sia pur adattandolo alle condizioni specifiche del proprio paese. Secondo Anatolij Lunačarskij, Lenin si era ispirato infatti a Campanella, quando nel 1919 aveva deciso di disseminare in giro per Mosca e Pietroburgo slogan e citazioni, nonché busti e statue di personalità insigni e famosi rivoluzionari – il clima russo rendeva decisamente sconsigliabile la realizzazione di affreschi, come avrebbe voluto il religioso calabrese.
[Valentina Parisi, Guida alla Mosca ribelle, Roma, Voland 2017, p. 62]