Italia Nostra

mercoledì 26 Novembre 2008

Per me, parlare degli uomini grassi significa giocare in casa. Io sono grasso. Non pretendo, con ciò, di qualificarmi come tecnico della pinguedine, ma semplicemente come un tale che parla di cose che conosce non per sentito dire, ma per propria esperienza. Vi è di più: prima di essere grasso – condizione che ammorbidisce e ravvolge gran parte della mia esistenza – io sono stato magro, anzi macro. Ho fotografie di trent’anni fa, nelle quali appaio come una decorosa imitazione di un verme con abbozzo di scheletro. Ora io sono un cuscino, un sofà, un piumino. Sono morbido e spazioso. Infatti, il grasso occupa più spazio del magro; ma non lo fa per arroganza, ma per una naturale tendenza ad espandersi, una intrinseca gommosità corporea.
Ho l’impressione che la mia pinguedine mi conferisca un qualche decoro, forse l’unico decoro cui mi sia lecito tendere. Quando manifesto l’intenzione di dimagrire – cosa che tutti i grassi fanno, e in genere disattendono – non di rado i miei selezionati amici manifestano una tal quale apprensione, come se dessi segno di patente disordine mentale. Nel paesaggio italiano, io mi adergo come un dignitoso monumento adiposo, che Italia Nostra non consente venga modificato.

(Giorgio Manganelli, Improvvisi per macchina da scrivere, Milano, Leonardo Editore 1989, p. 73)