sabato 2 Marzo 2024
Tutte le mamme usano raccontare al bambino storie di cui egli stesso è il protagonista. Ciò corrisponde e soddisfa al suo egocentrismo. Ma le mamme ne approfittano a scopo didattico…
– Carletto era un bambino che rovesciava il sale… che non voleva mangiare il latte… che non voleva addormentarsi…
È un peccato adoperare l’imperfetto delle fiabe e dei giochi a scopo predicatorio e intimidatorio. È quasi come adoperare un orologio d’oro per fare buchi nella sabbia.
Gianni Rodari, Grammatica della fantasia.
[Il 22 marzo, a Reggio Emilia, parlo di Rodari e della Grammatica della fantasia, seguono dettagli]
venerdì 23 Ottobre 2020
Nelle nostre scuole, generalmente parlando, si ride troppo poco. L’idea che l’educazione della mente debba essere una cosa tetra è tra le più difficili da combattere.
[Gianni Rodari, Grammatica della fantasia, San Dorligo della Valle, EL 2013, p. 37]
lunedì 7 Marzo 2016
Nelle nostre scuole, generalmente parlando, si ride troppo poco. L’idea che l’educazione della mente debba essere una cosa tetra è tra le più difficili da combattere.
[Gianni Rodari, Grammatica della fantasia, Trieste, Einaudi ragazzi 2013, p. 37]
domenica 8 Dicembre 2013
Di ritorno dall’asilo una bambina domandava alla mamma: «Non capisco, la suora dice sempre che san Giuseppe è tanto buono, e questa mattina ha detto invece che è il padre più cattivo di Gesù Cristo». Evidentemente la parola «putativo» non le aveva detto nulla: la sua mente ne interpretava il suono calandolo in forme già possedute.
[Gianni Rodari, Grammatica della fantasia, Einaudi ragazzi 2013, p. 51]
giovedì 15 Settembre 2011
All’analisi, la Befana risulta divisa in tre parti, come la Gallia di Giulio Cesare e la Divina Commedia:
– la scopa
– il sacco dei regali
– le scarpe rotte (citate, et pour cause, in un famosa filastrocca popolare).
[Gianni Rodari, Grammatica della fantasia, cit., p. 85]
lunedì 7 Marzo 2011
Di ritorno dall’asilo una bambina domandava alla mamma: «Non capisco, la suora dice sempre che san Giuseppe è tanto buono, e questa mattina ha detto invece che è il padre più cattivo di Gesù Cristo». Evidentemente la parola «putativo» non le aveva detto nulla: la sua mente ne interpretava il suono calandolo in forme già possedute.
[Gianni Rodari, Grammatica della fantasia, cit., p. 37]
domenica 6 Marzo 2011
Dopo che io avevo parlato del modo di inventare una storia partendo da una parola data, l’insegnante Giulia Notari, della scuola per l’infanzia Diana, ha chiesto se qualche bambino si sentisse di inventare una storia con quel nuovo sistema e ha suggerito la parola «ciao». Un bambino di cinque anni ha raccontato questa storia:
Un bimbo aveva perso tutte le parole buone e gli erano rimaste quelle brutte: merda, cacca, stronzo, eccetera.
Allora la sua mamma lo porta da un dottore, che aveva i baffi lunghi così, e gli dice: – Apri la bocca, fuori la lingua, guarda in su, guarda in dentro, gonfia le guance.
Il dottore dice che deve andare a cercare in giro una parola buona. Prima trova una parola così (il bambino indica una lunghezza di circa venti centimetri) che era «uffa», che è cattiva. Poi ne trova una lunga così (circa cinquanta centimetri) che era «arrangiati» che è cattiva. Poi trova una parolina rosa, che era «ciao», se la mette in tasca, la porta a casa e impara a dire le parole gentili e diventa buono.
[Gianni Rodari, Grammatica della fantasia, Torino, Einaudi 2010, p. 17]