sabato 14 Gennaio 2012
Sabato 21 gennaio, allo spazio Meme, a Carpi, dalle 15 e 30 alle 18 e 30, c’è la riunione di una specie di rivista che non sappiamo bene ancora come sarà ma dovrebbe essere una rivista specializzata, e dovrebbe chiamarsi Tante belle cose, e la specializzazione dovrebbe essere di pubblicare delle cose belle, inedite, dei pezzi di libri belli da pubblicare poi per intero con delle case editrici, e perciò noi cerchiamo queste cose belle, e le selezioniamo secondo il nostro gusto e le mandiamo poi alla gente che lavora nelle case editrici che noi conosciamo, e non vogliamo soldi per fare questa cosa, la facciamo perché ci piace, o perché ci immaginiamo che ci piacerà, e perché crediamo che trovarsi, una volta al mese, a leggere delle cose che magari son belle e a discutere se son belle o se non son belle sia una cosa che ci fa stare bene, abbastanza bene, e siamo una parte di quelli che facevano L’accalappiacani, settemestrale di letteratura comparata al nulla, che adesso non c’è più ed è, in un certo senso, sostituito da Tante belle cose, e se avete della roba bella che vorreste pubblicare (vostra o di altri), se volete potete venire a Carpi a leggerla, e se non siete liberi sabato 21 gennaio la potete mandare a redazione, chiocciola, laccalappiacani, punto, it, entro il giorno 19, se volete che la leggiamo in questa riunione.
Dopo, alle 18 e 30, sempre lì, allo spazio meme, parleremo del libro Gli occhiali sul Naso, di Giovanni Maccari.
martedì 3 Maggio 2011
Il libro di Giovanni Maccari Gli occhiali sul naso (Vita romanzata dello scrittore Isaac Babel’ e dei suoi anni tempestosi), uscito recentemente per Sellerio, è un libro che conoscevo ancora prima che uscisse, perché i primi capitoli erano stati pubblicati, nel marzo del 2009, su una rivista alla quale collaboravo, L’accalappiacani (Settemestrale di letteratura comparata al nulla), e quando poi aveva finito di scriverlo, poco meno di un anno e mezzo fa, Giovanni me l’aveva mandato e io l’avevo letto.
Potrà sembrare strana la confidenza che ostento nei confronti di Maccari, lo chiamo Giovanni, forse non si usa, nelle recensioni, ma, in un certo senso, Giovanni è un mio amico, e mi ricordo di una volta, presentavo in pubblico un altro mio amico, Ugo Cornia, e mi è scappato di chiamarlo Cornia, e Ugo si è messo, ma per dei mesi, a chiamarmi Nori, anche in privato, allora portate pazienza, non che sia stata una cosa insopportabile, ma preferisco non succeda più.
Adesso, è difficile parlare del libo di un mio amico, e non l’avrei probabilmente fatto se non me l’avessero chiesto, non la redazione de Gli altri, la redazione di Libero, un paio di mesi fa, quando il libro era appena uscito, senza sapere che Giovanni era un mio amico, e io me n’ero rallegrato, e l’avevo detto a Giovanni che anche lui se n’era rallegrato (rallegrarsi è un verbo che io non uso mai, l’ho già usato due volte in poche righe), solo che poi, per Libero è andata a finire che non scrivo più ma ormai avevo idea di scriverne, avevo detto a Giovanni che ne avrei scritto, ci eravamo così tanto rallegrati, ho proposto la cosa a Gli altri e loro han detto che andava bene e allora eccoci qua. Continua a leggere »