Al posto di Stalin
Una volta, su un treno interregionale, stavo tornando al mio posto dopo essere andato in bagno, ho sentito un signore che raccontava di essere stato a Mosca, e di aver visto la metropolitana di Mosca e di averla trovata meravigliosa. «Sì ma, – aveva aggiunto poi quel signore – l’ha fatta lo zar, eh?». Mi era venuto l’impulso di fermarmi e di dirgli: «No, guardi; quella metropolitana lì che le è piaciuta tanto, l’ha fatta Stalin, se poprio vuole saperlo». Ma poi avevo pensato che non voleva saperlo, e ero tornato al mio posto. Ecco, chi pensa che l’Unione Sovietica fosse un posto triste e sottomesso in tutto e per tutto a un brutale tiranno e che le sole cose belle che vi si trovano oggi si debbano agli zar’, o ai recenti governi post-sovietici, chi coltiva certezze di questo genere, e ci tiene, e non ha nessuna intenzione di metterle in discussione, credo farebbe bene a non leggere il libro di Gian Piero Piretto Gli occhi di Stalin, appena uscito per Raffaello Cortina editore. Non che Piretto sia un veterostalinista, tutt’altro; ma chi legge il suo libro, credo, non potrà fare a meno di concepire una grande curiosità per quell’epoca così singolare, la metà degli anni trenta, in un posto così singolare, l’Unione Sovietica: un periodo e un luogo nei quali si è realizzato «il difficile caso della coesistenza di entusiasmo e paura». Continua a leggere »