Il ritratto di Ava Gardner
Mi piace fare il ritratto di persone già morte, perché le persone vive non sono mai contente. Avevo fatto a una donna un ritratto somigliantissimo, ma lei mi disse: non sono io quella. Le sue figlie dicevano che era proprio lei, che era uguale. Lei però non era convinta e ha preso il ritratto e lo ha strappato. Io poi ho pensato: adesso la frego. Ho fatto il ritratto di Ava Gardner prendendolo da una foto e prima l’ho portato a far vedere alle figlie che hanno detto:
Non è lei.
Poi sono andato dalla madre e le ho detto:
Ti ho rifatto il ritratto.
Ma da boun? Ah, sono proprio io – ha detto.
E suo marito rideva, rideva e diceva
Ma questa è Ava Gardner!
Mi è capitato tante altre volte di fare il ritratto a persone che non volevano essere loro. Non solo le donne ma anche gli uomini voglio essere diversi da come sono. Uno ha voluto che gli togliessi la bàsla, il mentone, e un altro invece voleva che gli facessi i barbis, i baffi, anche se non li aveva, ma li voleva tenere per ricordo.
[Giuseppe Raineri, Una voce carusiana alla corale Verdi, in Alfredo Gianolio, Vite sbobinate e altre vite, Macerata, Quodlibet 2013, pp. 171-172]