sabato 31 Luglio 2021
A Bolzano vorrei parlare di Giuseppe Faso, che mi ha fatto conoscere una ragazza che ha letto a un bambino una poesia di Gianni Rodari in cui c’era scritto «Ma però», e il bambino le aveva detto che ma però non si può dire, e lei aveva detto «Eh, ma Rodari, è un poeta, ha la licenza poetica», e il bambino ci aveva pensato un po’ poi le aveva chiesto «E quanto costa, questa licenza?».
sabato 9 Gennaio 2010
Venerdì 26 febbraio,
a Bolzano,
alla libreria KoLibri,
in via della Rena, 17,
alle ore 18,
si leggono delle cose,
con Giuseppe Faso e
Paolo Nori
lunedì 2 Novembre 2009
Venerdì 7 maggio
a Limite sull’Arno (FI)
alle ex scuole di castra,
dalle 20.30 alle 22.30,
dentro la rassegna
Granai per l’inverno,
La parola contro il consumo
lettura incrociata di due brani scritti
a duemila anni di distanza
Paolo Nori, Mi compro una Gilera
Publio Ovidio nasone, Metamorfosi
libro III (anni 2-9 d. c.),
lettura di Giuseppe Faso
mercoledì 5 Novembre 2008
Credo che la domanda che più frequentemente ci si sente rivolgere su Facebook, all’inizio, quando qualcuno ti cerca per la prima volta, sia Ma sei proprio tu? Che è una domanda che uno non sa cosa rispondere, per molti motivi. Da un lato ti vien da pensare Ma come, non vedi, che sono io?
Dall’altro lì c’entra una cosa che ha a che fare con un mio amico che si chiama Giuseppe Faso che qualche mese fa ha pubblicato un libro che si intitola Lessico del razzismo democratico al quale libro mi ha chiesto di scrivere una prefazione che è questa qua:
L’anno scorso, prima di conoscere Giuseppe Faso, o subito dopo, adesso non mi ricordo, sono andato a Napoli a lavorare in teatro, a fare l’attore, una cosa stranissima, per me, recitare, non leggere, a me piace molto leggere. Avevo scritto un testo teatrale, l’avevo scritto io, dove c’era una parte, che era la mia, di uno che doveva solo leggere, era un conferenziere. Mi sembrava una soluzione, non so come dire, ideale, solo che poi ho scoperto che al regista non sembrava la soluzione ideale, e che per lui la soluzione ideale era che, nei limiti delle mie capacità, recitassi, oltre che leggere. E mi ha convinto, e mi ha messo su un ruolo dove facevo tre cose, semplici, ma le facevo, e non mi vergognavo neanche tanto, dopo le prime tre o quattro repliche.
E questo ha comportato delle conseguenze, soprattutto il fatto che ho imparato delle cose, come camminare, su un palcoscenico, che non è facile, provate, se credete che sia facile, e come riconoscere i miei gesti parassiti, se si chiaman così, cioè quei gesti che uno fa senza rendersene conto, quei gesti che abitano in lui senza che lui lo voglia. Io adesso ne ho due, perlomeno. Quando ero grasso, ne avevo anche un altro, che era tirarmi giù il maglione sulla pancia, continuamente. Ma non importa.
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