E nessuno ha detto niente

venerdì 1 Giugno 2012

Io delle volte mi vien da pensare che il calcio, se fermassero il campionato di calcio, mica tanto, cinque o sei anni, niente più calcio per cinque o sei anni, secondo me poi stiam tutti meglio. Il calcio, quando uno non sa cosa dire, si mette a parlare di calcio. Non era meglio tacere?

[Paolo Nori, Giuliano Della Casa, I libri devono essere magri, Mantova, Trelune 2008, p. 9]

Ecco vedi

domenica 4 Settembre 2011

Bello, mi ha detto, solo che non si sentiva niente, Si sentivano solo il basso e la batteria, il resto, le chitarre, il cantante, il violino, non si sentiva niente. È un peccato. Il violinista secondo me era anche bravo.

Ecco vedi, ho pensato, e mi è tornato in mente un concerto che ha fatto Libgabue al campo volo di Reggio Emilia due anni fa che è stato il concerto al mondo con più spettatori paganti, più di duecento mila persone, una grande campagna pubblicitaria e cinque palchi uno diverso dall’altro un successo, con solo un piccolo problema, che non si sentiva niente.

Il giorno dopo Ligabue aveva pubblicato una lettera su Repubblica che si si intitolava Scusate che diceva Mi han detto che non si sentiva niente. Scusate. Io volevo solo darvi tanto amore. Ecco vedi, ho pensato.

[Giuliano Della Casa, Paolo Nori, I libri devono essere magri, Mantova, Tre Lune 2008, pp. 10-11]

Piccolissima

domenica 13 Dicembre 2009

[Francesco Borgonovo, di Libero, mi ha chiesto di scrivere un pezzetto su un libro che regalerò per Natale: dovrebbe uscire oggi, lo copio qua sotto]

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«Ogni tanto con due miei amici entravamo in duomo tanto per passare il tempo e pian piano ce lo guardavamo, e mi ricordo che una volta Giovanni Pecchino, uno di questi miei amici, davanti al presepio, ammirandolo stupefatto ha detto “Zio canta, se è bello”, e anche se le sue parole erano in totale buona fede, per ridere gli avevamo detto “guarda che non si dicono in chiesa certe parole”, allora lui, sempre in totale buona fede aveva detto “Porca Madosca, c’avete ragione”, e in quel momento c’è scappato così da ridere a tutti e tre che siamo dovuti scappar via dal duomo in fretta e furia». «Via Carteria. Chiesa di San Barnaba. Qui incastonata nel muro c’è una lapide che dice: qui sono sepolti i morti di peste dell’anno milleseicentotrenta. Mi piace l’idea che sotto a dove cammini sia pieno di morti, che sotto i nostri piedi dovunque ci siano centinaia di migliaia di morti che stanno lì a tenersi la città sulle spalle». «I campi da bocce /…/ visti da fuori sembrano delle fabbriche, ma quando ci sei dentro respiri un’aria da celebrazione religiosa, e mentre la boccia sta andando tutti stanno silenziosissimi che ti sembra di sentire il rumorino dell’attrito della boccia sui granini della sabbia finissima del campo». «Allora il signore le ha detto “lei mi prenderà per matto, ma è appena morta mia moglie e io non so più dove sbattere la testa, l’altro giorno mi sono seduto su questa panchina e questo piccione è venuto qui vicino e poi ha iniziato a darmi dei becchi nella camicia. Io lo so che non può essere lei perché è morta da troppo poco, ma fanno proprio gli stessi gesti”. E ogni tanto, mentre diceva queste cose a mia sorella, gli veniva un po’ da piangere».
Sono delle frasi prese dal libro che regalerò per Natale, Modena è piccolissima, scritto da Ugo Cornia e illustrato da Giuliano Della Casa (Torino, EDT 2009, pp. 72, € 35,00).
Le illustrazioni di Giuliano Della Casa non si possono trascrivere, ma son così belle che vien da pensare a com’era contento Della Casa intanto che le dipingeva.

Una quarta

lunedì 26 Ottobre 2009

modena-e-piccolissima

Io nella mia vita sono sempre stato così a Modena che delle volte mi dicevo che mi sarebbe piaciuto andare via per trent’anni, e magari tornare per vedere che effetto mi faceva. Per vari motivi sono dovuto andare a lavorare a Roma e ci sono rimasto per sei mesi e però tutti i venerdì pomeriggio alle cinque saltavo sull’Eurostar, che allora era una novità, e verso le nove di sera ero giù qua a Modena e soltanto una volta, un sabato e domenica, ero rimasto a Roma senza tornare a Modena, e lì a Roma, mi ricordo il pomeriggio al parco di villa Doria Pamphili, io mi chiedevo che cosa ci facevo lì. Se invece fossi tornato a Modena, e alla stessa ora del pomeriggio fossi stato la parco Amendola, probabilmente mi sarei chiesto ugualmente che cosa ci facevo lì, con lo stesso tono di voce interiore, ma anche con tutto un altro significato.

[Ugo Cornia, Giuliano Della Casa, Modena è piccolissima, Torinio, EDT 2009]

Magri

giovedì 9 Ottobre 2008

L’anno scorso Andrea Gambetta, della fondazione Solares, ha chiesto a me e a Giuliano Della Casa di mettere su qualcosa sul tema del cibo, per una mostra che si chiamava Gnam, che è l’acronimo di Gastronomia Nell’Arte Moderna, credo.
Allora con Giuliano ci siamo messi un po’ a lavorare e alla fine sono saltati fuori un testo di cinquanta minuti (25 cartelle), intitolato I libri devono essere magri, e dodici tavole un metro per cinquanta centimetri con dodici riratti di scrittori magri o meno magri, e con il fondo alla tavola il frammento di testo che a loro si riferisce.
I libri devono essere magri è, in origine, una lettura musicata (musica di Tienno Pataccini eseguita dall’Usignolo) e anche una mostra portatile (la mostra si monta nel corso della lettura) che abbiamo fatto a Parma alla fine dell’anno scorso, a Spilamberto, in provincia di Modena, poche settimane fa e che rifaremo forse a Modena, in un locale che si chiama Il baluardo, tra qualche settimana, ma adesso è anche un libro, pubblicato da Tre lune, una casa editrice di Mantova che ha pubblicato anche una bellissima edizione delle Bucoliche di Virgilio illustrata sempre da Giuliano Della Casa.
Il libro ha in quarta di copertina la tredicesima tavola, della quale non ho una riproduzione fotografica, e il cui testo (un’imitazione abbastanza spudorata di Charms) è questo qua:
Beckett, scriveva in una lingua che non era la sua.
Flaubert, voleva scrivere un libro su un fatto insignificante.
Pasternàk, di tutti i suoi libri di poesie pensava Era meglio se non lo pubblicavo.
Balzac, le prime cose che ha scritto pensava che fossero porcherie letterarie.
Sciascia, delle volte si confondeva.
Hemingway, gli piacevano i fucili.
Majakovskij, gli piaceva la polizia.
Andy Warhol, usava le parrucche.
Gogol’, pensava di essere un profeta.
Petrarca, si è fatto incoronare.
Kafka, i suoi libri avrebbe voluto bruciarli.
Tutti un po’ dei disgraziati, a guardarli così.

Le dodici immagini di Giuliano Della Casa son queste qua:

(se si clicca sulle immagini le si ingrandisce, se si clicca ancora una volta le si ingrandisce ancora e si legge anche il testo)

ps Il libro è, al momento, abbastanza difficile da trovare nelle librerie e nel testo della tredicesima tavola, mi sono accorto adesso, mi sono dimenticato Leopardi.

17 novembre – Modena

mercoledì 24 Settembre 2008

Lunedì 17 novembre,
a Modena,
al Baluardo della Cittadella,
in Piazza Tien An Men, 5
alle ore 21,
I libri devono essere magri,
mostra portatile in forma di lettura
di e con
Giuliano Della Casa e Paolo Nori
(da un’idea di Solares fondazione delle arti
messa in libro da Tre Lune)