Marketing

mercoledì 16 Novembre 2022

Ho sentito un’intervista a Gipi che dice che gli fa schifo il suo penultimo libro, Momenti straordinari con applausi finti, mi è venuta voglia di comprarlo stamattina l’ho comprato, una riuscita operazione di marketing.

Opera n. 97

martedì 25 Luglio 2017

Quando è uscito Sei città, qualche settimana fa, l’ho mandato a dei disegnatori che mi piacciono che volevo capire cos’avevo fatto, insieme a Timofej Kostin. Era la prima Graphic novel che facevo, insieme a Timofej Kostin, e non ero neanche sicuro che fosse una Graphic nove, allora l’ho mandato a Leo Ortolani, a Gipi, a Fior, a Sio e gli ho detto che se mi dicevano come gli sembrava ero molto curioso.
È passato un mese, mi ha risposto solo Leo Ortolani che mi ha detto che, secondo lui, non è una Graphic novel che però non ha avuto ancora tempo di leggerla tutta e poi è andato in vacanza e l’ha lasciato a casa se riesce lo legge in settembre quando torna dalle vacanze. Ecco. Mi è tornata in mente l’opera n.97 delle Opere complete di Learco Pignagnoli, che fa così:

Opera n. 97
Una volta ho scritto un libro, pubblicato, che ho spedito a diversi critici per farlo recensire e nessuno ci ha poi scritto neanche una mezza riga su nessun giornale. Dopo l’ho spedito a gente che conoscevo e vigliacca una volta se m’han detto qualcosa al riguardo, spariti tutti dalla circolazione. Anche una signora di La Spezia, che dirige il cosiddetto Parco Montale, si era raccomandata che le mandassi il mio libro perché lo voleva assolutamente leggere, vigliacco se m’ha scritto una mezza cartolina per dirmi che l’aveva ricevuto. Sparita anche lei dalla circolazione. Così, qualche tempo dopo, c’eran delle persone che mi venivano a cercare a tutte le ore del giorno che io non potevo compatire, gli ho detto: venite qua, che ci ho un libro da darvi.

Tantissimi anni

martedì 4 Novembre 2014

Gipi, Il mio lavoro
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ho passato tantissimi anni somigliando ad altri autori contro la mia volontà, scrivendo come altri autori contro la mia volontà, in sostanza senza riuscire ad avere una voce mia.

[Gipi, Il mio lavoro, Roma, Comicout 2014, p. 34(?)]

Quando ero bambino

mercoledì 6 Agosto 2014

Gipi, S.3

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Quando ero bambino, con S. davanti alla televisione e, mettiamo, passava l’immagine di qualche nostro spregevole uomo politico (e ce n’erano, sapete? uh, se ce n’erano!) noi iniziavamo una pernacchia. E questa pernacchia (era la regola) doveva durare per tutto il tempo dell’inquadratura. S. in particolare, non sopportava il presidente della democrazia cristiana. Ma i telegiornali, come potete immaginare, gli leccavano il culo ad ogni occasione e c’erano servizi interminabili con la sua faccia in primo piano. E noi (era la regola) non potevamo smettere finché non era via dalla vista.  Pr r r r r r r r r r r r r r r r r r r r r r r r r r r r r r r r r r r r r r r r r r r r r r r r r r r r r r r r r r r r r r r r r r r r r r r r r r (una roba da finire il fiato) pr r r r r r r r r r r r r r r r r r r r r r r r r r r r r r r r r r r r r r r r r r r r r r r r r r r r r r r r! E poi ridevamo, sollevati e bavosi.

 

[Gipi, S., Bologna, Coconino press 2014, p. 79]

Le cinque curve

martedì 24 Giugno 2014

Gipi, Esterno notte

 

 

 

 

 

Ho scritto questa breve storia perché ero arrabbiato.
Un gruppo di motociclisti aveva scelto le curve che stanno vicino al mio paese come pista per le loro corse. I ragazzini con i motorini prendevano a imitarli. Si schiantavano sulle curve.
Ci sono varie lapidi con i fiori secchi, sui tornanti. Mi pare che da queste parti solo io sia terrorizzato dalla morte.

[Gipi, Esterno notte, Bologna Parigi Roma, Coconino press 2014, pp. 7-8]

Degli altri strumenti

lunedì 16 Giugno 2014

gipi 5
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Non so chi sia stato a proporre come candidato al premio Strega il romanzo a fumetti unastoria, di Gipi (Coconino press); chiunque sia stato, per conto mio, han fatto bene. A me unstoria sembra un libro fatto a mano, nel senso in cui si usa questa espressione a Parma, dove, per dire a una ragazza che è bella, per farle un complimento, le si dice «Sei fatta a mano»; ecco, unastoria di Gipi a me è sembrato un libro commovente non per quel che racconta, per il modo in cui lo racconta, e se lo prendete e lo aprite a pagina 60 e 61 forse capite quel che voglio dire, ma non è di quello che voglio parlare.
La cosa di cui voglio parlare è il fatto che, con questa candidatura, ho avuto l’impressione che il premio Strega, che è un’istituzione che nella mia testa è un po’ datata, un po’ antica, un po’ agée, come forse si dice, facesse un salto nella contemporaneità, ci sorpassasse, ci mettesse davanti al fatto che i libri, in questi anni, sono cambiati, che gli scrittori hanno a disposizione anche degli altri strumenti, oltre a quelli tradizionali del lessico, della sintassi, della retorica eccetera eccetera.
Ecco io ero talmente preso, nella mia testa, da questa novità, che pensavo che unastoria l’avrebbe vinto, il premio Strega, e quando, l’altro giorno, sono usciti i cinque finalisti, a vederne l’elenco (Giuseppe Catozzella, Non dirmi che hai paura, Feltrinelli; Antonio Scurati, Il padre infedele, Bompiani; Francesco Piccolo, Il desiderio di essere come tutti, Einaudi; Francesco Pecoraro, La vita in tempo di pace, Ponte Alle Grazie; Antonella Cilento, Lisario o il piacere infinito delle donne, Mondadori), a me è venuta in mente l’Unione Sovietica e il fenomeno del Samizdat. Continua a leggere »